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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La Rota del Matrimonio.

Ho realizzato una cosa: sono ancora sposata con Al Bano per la Chiesa.
Romina Power
 
il gazzettino


1. Questo non credo, signora Power. Cara, lei è sì ancora sposata per la Chiesa, ma non con il signor Al Banoforse con Albano Carrisi, o anche lì nel registro della Sacra Rota non si tiene conto del nome e del cognome come risultano nei registri anagrafici secondo l’articolo 6 del Codice Civile e il relativo codice fiscale?
2. E’ incredibile che Romina Power, che, nel suo piccolo, ha però pubblicato un romanzo da Bompiani (me lo ricordo ‘sto fatto, perché, quando avvenne, se non erro, aveva un cagnolino che si chiamava “Chip” e il direttore editoriale della casa editrice milanese era Cane), realizzi questa cosa quando tutte, o quasi, le divorziate di nazionalità italiana difficilmente realizzano questa stessa cosa.
3. Il punto è che sembra che, quando si divorzi la prima volta, e poi ci sposi una seconda volta, ma non in Chiesa, si avalli il fatto che, rifacendolo in Chiesa, si faccia la bigamia, che deve essere “sacra”; invece, al Municipio, ti  sposi ancora una terza e una quarta volta, finché si vuole, dipende da come devi far convergere in un determinato paniere un determinato quantitativo di generi, nuore e suoceri.
4. Quindi, sembra che si debba fare così: ci si sposa una prima volta, che è quella che “finché morte non vi separi”, in Chiesa, che è quella della “mano morta”, che non è quella del Manualetto della Mano Morta”, lo Scipioni-bootleg di mio nipote V.S.Gaudio; poi, si divorzia, civilmente, lasciamo stare la sacra Rota, che a farla girare…, e ci si sposa una seconda, e anche una terza, una quarta volta, volendo anche di più, e si ottiene la famiglia allargata che, però, stando al diritto di famiglia qualche anno fa cambiato giusto l’ultimo giorno, si può tranquillamente allargare senza andare a legalizzare il dispositivo di alleanza con quello, presupposto, di sessualità la prima volta in Chiesa e, poi, a seconda della lista nozze calenderizzata, quante volte è possibile in Comune.
5. E , tornando alla signora Power, ora che ha realizzato la cosa, che cosa succede? Che la “felicità” laica di prima si è naturalmente commutata in “gaudio” sacro? E la Siae elargisce anche così stando la cosa e il titolo?

Mia Nonna dello Zen