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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Scritte sul selciato ⁞ "Ti scopo tutta Vitto"

Se Vitto ha i piedi sotto le chiappe, può  essere
la sesta, "La sultana"; ma se il writer è steso
sotto, lei gli si è sistemata sopra
e allora, cazzo, stanno facendo
"Il Mondo rovesciato", il nono modo, che, non è male,
ideato nel XVIII secolo in Francia
e messo in scena sul selciato a Catania
nel XXI secolo!
COTONE IDROFOBO
rubrica di pareri socio-psico-eccetera
Così, il writer è steso sul selciato, e Vitto si pone        a cavalcioni? Sarebbe la decima del "Foutre du Clergé de France"(1790)


Delle scritte sul selciato
Capita anche a Lia Giusto qualche volta di abbandonare l’assetto deontologicamente desiderabile o quantomeno il proprio atteggiamento professionale per abbracciare una spontanea impostazione volta un po’ all’indignazione un po’ alla pietà.
ORA... “Ti scopo tutta Vitto” desidera esser letto da Vitto, solita passare dal sentiero nella pausa fitness o per far cagare il cane, o Vitto non passerà mai e l’intento è far sapere al mondo che Vitto gliela dà?
Questa potrebbe essere l''undicesima, quelli Del "Foutre", esagerati,
la chiamavano "La dolce impalata": metti che Vitto è sul selciato,
Vitto come farebbe a danzare sopra, agitare, ruotare, con tutto il traffico
che c'è, e se passa la carovana del Giro d'Italia?
Non che si voglia entrare nel merito della psicologia dei writer – parola che già nobilita e conferisce identità sociale a una categoria di cui probabilmente il nostro
Adone non fa nemmeno parte – è che proprio appare interessante quale fenomeno umano e viene spontaneo chiedersi: “perché!?”, magari scuotendo la mano aperta ad artigli mentre si guarda il cielo. Mi si chiede perché scrivere proprio della vita sentimentale (sebbene di sentimentale ci sia ben poco) e ci si interroga ulteriormente con il naturale “ma cosa vuoi che scriva?”. Acciuffando il tale per il ciuffo, campionario di una popolazione, “grapici ‘a testa” – come dice un simpatico neurofisiologo – “cchi trovi?”: ma, a parte le universali consuete strutture anatomiche, ideazioni congruenti con chi è solito agire sul pubblico senza aver ricevuto permesso da chi detiene la responsabilità della gestione dello stesso, e dunque chi è solito confondere il pubblico con il privato.
Cazzo, qui vedete come la scopa a Vitto?
Come se fosse sulla sponda del letto, il quarto modo
del benedetto "Foutre"
E dunque, quello stesso tale, senza dilungarsi in generici discorsi su narcisismi e disadattamenti, se non esita a rintracciare in una bomboletta l’espediente per ostentare la propria esistenza al mondo, perché non dovrebbe, con gli stessi mezzi, ostentare la propria potenza sessuale?
E cosa ne pensa Vitto?
E cosa ne pensa Vitto?
Vitto gli volge la schiena, si pone su un fianco,
raccoglie
le ginocchia sotto il mento, quello con la bomboletta
si sistema di traverso  e fa la scritta..."Il perfetto
appagamento" è il ventitreesimo modo di quel Foutre
Se nel 23° Vitto è di fianco, e qui, quando le
si chiede cosa ne pensi, Vitto è sotto,
cosa ne pensa Vitto  secondo voi?
Sto ancora ad aggiustarmi gli occhiali sul naso.
Lia Giusto