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Tullio Pironti editore, Napoli 1993 |
UNA VIA DI PALERMO PER MICHELE PANTALEONE
Non è cosa da poco una via se pur piccola ma nel
centro di Palermo intestata a Michele Pantaleone. Un segnale per tutti
specialmente per quanti credono nella Giustizia e nell’antimafia. Ma anche e
per la famiglia dello scrittore sociologo che ha dedicato l’intera vita a
cercare le pulci della mafia, figura che ci viene spontanea pensando a uno dei
libri di Michele Pantaleone, appunto, “A cavallo della tigre” laddove la
sanguinaria fiera dalla pelle zeppa di parassiti, per un verso non consentirà a
chi le sta addosso di potere smontare dal cavalcarla, per altro verso
riversa sull’intruso e spregiudicato cavaliere, i propri parassiti. Tragica
metafora di una realtà la cui cifra non troverà definitiva decriptazione, fino
a quando la connivenza con le istituzioni dell’ufficialità legalizzata resterà
salda e protetta. Gino Pantaleone che di Michele è stato e rimane fedele
custode della memoria e rivendicatore di diritti alla verità e alla giustizia
per l’illustre e coraggioso antenato “Il Gigante controvento” (titolo del
suo libro in memoria), nel comunicarci notizie e ore e luoghi degli
appuntamenti per sabato 27 maggio, non poteva trattenere la commozione ma nello
stesso tempo trasmetteva anche a noi un forte cenno di speranza diversa.
Diversa, perché la speranza ha tante facce e tanti programmi e sono diversi i
volti e i programmi sia di chi la invoca sia di chi ne offre la password per
accedervi cioè l’attuale Amministrazione comunale di Palermo.
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La quarta di Omertà di Stato, edito da Pironti |
2 – Laura Rizzo ci ha motivatamente
rappresentato sabato 27 alla bella cerimonia di scopertura della lapide
d’insegna viaria. Infatti tra via Galileo Galilei e via Borremans nel centro di
Palermo c’è una strada attualmente non del tutto aperta a sbocco ma in
predicato di sviluppo a norma futuribile del piano regolatore metropolitano. Un
strada dunque che intanto c’è, e alla quale, al suo futuro oltre alla sua
perennità topografica, è stato dato il nome di Michele Pantaleone. Non potremmo
saper dire con fondata certezza quanti tra i più giovani conoscano questo nome.
Ma se non lo conoscono le nuove generazioni la colpa non può essere attribuita
loro quanto alla tenuta morale e civile (e politica) di quanti delle
generazioni precedenti hanno trascurato o occultato la inoppugnabilità di un
dovere storico. Né proprio in questo momento della mutazione e della speranza,
per quanto essa sia di pertinenza minoritaria, sia da aggiungere in
rammarico per gli anni in cui Pantaleone era in vita ostacolato, obliato e
calunniato per la sua benemerita e perenne attività scomoda, sia per gli
anni trascorsi tra la sua dipartita e il riconoscimento affidato alla dignità
toponomastica della capitale isolana.
3 – Dal libro “Michele Pantaleone personaggio scomodo – Una vita
contro la mafia e la mala giustizia" (Prova d’Autore, pagg, 210 . Catania 1994) copio e
riporto la traduzione dei versi in siciliano dedicati quella volta a Pantaleone
scrittore antimafia:
Don Michelino dell’inopportuno
rompete le uova e i contenitori
coi vostri libri di pagine a lupara
denunce di letarghi e coperture
su mafiosi potenti vecchi e nuovi.
Chi potrà annientarli?
In prima linea vedo
siete solo contro l’intreccio forte e i
lunghi fili.
Vi danno corda da tutte le parti
per farvi dissanguare come tonno
fiocinato.
Guardatevi da chi vi sta a lato
non fatevi illusioni su esempio di
Giustizia
oltre a quello di Cristo imbullonato
a due gravosi tronchi messi in croce!
Mi sembrate Achab
calamitato dalla sua balena
nel mare in altalena sui fondali,
solo come il coraggio.
□ Mario Grasso