Pingapa ▌PLUS▼

Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Legge di Diodato.L' arbëresh e la Virgo Fidelis


Legge di Diodato
Cúnn tūst
rusārij e patërnūst.
Conno tosto
Rosario e padre nostro.
Che equivarrebbe anche a una così:
“Fica secca
Rosario alla marrabecca”.
Ma c’è da dire che Cunn, messo così come lemma del dialetto, se trasposto in arbëresh, allittererebbe “kun”, “cognato”: Il che la dice lunga sulla situazione del super-io negli stati di famiglia degli italo albanesi dislocati dalla Madonna del Càfaro attorno alla piazza del Sacro Cuore di Gesù, vai a vedere quella “Virgo Fidelis” potrebbe essere la “vergine”, Iside, cui, si dice, pare che siano devotissimi i cosiddetti “marrani”, quelli di matrice gesuitica o ebraica?
La legge di Diodato è del padre della suocera del poeta, che era italo albanese, un arbëresh vero e proprio, un devoto comunista; la suocera del poeta, che così la rese, al Dasein e all’orecchio del poeta, era invece un attante, di nome(non è un mistero che, gergalmente, il suo cognome stia in vece e in virtù, si fa per dire, di “chiesa”) e di fatto(per come e quanto fosse un soggetto passivo), della “Virgo Fidelis”, che, si sa, afferisce direttamente allo Stato del Vaticano.

Corollari
1.Cunn’i Rozë
Rōccīku nun si posa.
Che si può scrivere, dopo che è stata formalizzato il gergo, come rròçk, sarebbe il cosiddetto “pene”, ma anche l’idiota, l’imbecille, l’ombrone, quindi il marrano. Rozë: la “z” ha il suono di “s”. C’è una variante:
1b. Kun’i Rozē
Rrōck nu gghjè cosë.
Che, conno o cognato che sia, non becca niente.

2.Cunn’i Ninēttë
Rusārij e vrackēttë.
Ninèt, in arbëresh, è Anna.
2a.Cunn’i Ninēttē
Rusārij e pugnēttë.

3.Cunn frangiscānē
Rusārij e duminicānë.
Frangisk diminuito anche al femminile potrebbe dare Frangùc che fa rima con kapùç, che è il cappuccio, il cavolo cappuccio e quindi una varietà di rròçk, tanto che potremmo avere: “Kun ‘i Franguç, rusarij e kapùç”: ma non si dimentichi  che, per Francesca, c’è anche Nxhìkë (leggi: “’Ngìk”), perciò: “Kun ‘i Nxhikë, rosari e vrìkë”: la vrìkë, essendo una varietà di rròçk, è il tamerisco; “kun”, scritto così, potrebbe essere anche con questo nome, come nella originaria legge della casata, il “cognato”, che, evidentemente, quando il marito va in guerra, anche scalzo, come si dice che andassero i militari albanesi negli anni trenta(cfr. Joseph Roth) o viene messo fuori casa, nell’esercizio fantasmatico della scuola dei marrani, sopperisce, anche fantasmaticamente, ai bisogni della nominata in casa.

4.Cunn ‘i Pep
Rusārij e tup.
Conno di Peppa
Rosario e tuppo(crocchia).