BIO / PRESS – Salvatore Emblema
GALLERY EXHIBITIONS:
La Galleria Fonti è lieta di presentare Selected Works 1973 - 1979, prima mostra personale di Salvatore
Emblema in galleria.
La mostra nasce in stretta collaborazione con il Museo Emblema e con gli eredi dell’artista.
La presenza di “Structura, 1974” un’istallazione ambientale costituita da 5 elementi autoportanti
liberamente modulabili nello spazio, rende questa retrospettiva un’efficace anteprima del progetto itinerante
Being There: un ciclo di mostre museali dedicate alla ricerca ambientale di Salvatore Emblema, che faranno
tappa nel prossimo mese di Luglio al Museo di Palazzo Belmonte Riso a Palermo e si concluderanno in
Settembre nei nuovi spazi espositivi del Museo Emblema a Terzigno.
Selected works 1973-1979 analizza uno dei momenti fondanti per la ricerca e la carriera dell’artista. Proprio
in questi anni, Salvatore Emblema andava chiarendo, anche grazie al fertile dialogo teorico con Giulio Carlo
Argan e la storica direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma Palma Bucarelli, i
meccanismi nodali che caratterizzeranno tutta la sua produzione successiva. Lo sviluppo del lavoro sul
concetto di Trasparenza. Dai primi esiti formali, tutti giocati sulla geometria intrinseca della trama e
dell’ordito della tela, alla messa a punto delle possibilità tecniche offerte dal processo di de-tessitura. Il ciclo
delle “Diagonali” datate tra il 1975 e il 1978 segna già una prima digressione dal rigido pattern delle
ortogonali. Una provocazione lanciata dall’architetto Paolo Portoghesi, quasi un gioco intellettuale, che
enunciava l’impossibilità della de-tessitura di liberarsi dalla trappola rarefatta di infiniti angoli retti.
Emblema rispondeva con una fascia diagonale cucita alle spalle della tela o semplicemente ottenuta
variando la densità del colore, introducendo così un’anomalia visiva che sembrava avere memoria (del tutto
idealizzata) delle prospettive barocche e degli scaloni obliqui di Ferdinando San Felice.
L’idea del quadro inteso come indagine sull’architettura e sul paesaggio, entrambi sublimati in percezione
visiva, si fa più evidente nei lavori allestiti nella seconda sala. La mostra, infatti, sfrutta la particolare
architettura della galleria, connotata dalla doppia arcata centrale, per amplificare e organizzare lo iato tra la
scansione nitida, quasi algebrica, degli spazi nelle detessiture dal 1973 al 1976 e l'orchestrazione più
marcatamente pittorica delle opere successive. Opere che sono la prosecuzione a-parete delle grandi
istallazioni nel paesaggio naturale che Emblema andava realizzando in quegli stessi anni. Lavori in cui la
Trasparenza cessa di essere un varco prospettico ottenuto dall’estenuazione della superficie della juta, ma
diventa -compiutamente- una categoria visiva. Un filtro attraverso cui inquadrare porzioni di spazio reale e
dilatarlo nella dimensione della profondità. Su questi presupposti si inseriscono anche suggestioni di tipo
paesaggistico, che sul quadro altro non sono che ritmi di opacità e rapporti proporzionali, ma che si reassemblano
nella coscienza dell’osservatore come orizzonti e geografie specifiche.