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Schema originale di V.S.Gaudio,
dal dattiloscritto 1976 del testo sul rapporto di inclusione
di alcuni oggetti di Roberto Lupo |
V.S.Gaudio
Appunti
sul rapporto di inclusione di alcuni
oggetti di Roberto Lupo│
il feticcio enunciato tra il nome del Pater e il desiderio della Mater
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Roberto Lupo
Sérénade en Bourse Mayeure, 1972
cover di "Pianeta" 54, settembre-ottobre 1973 |
La
differenza tra ciò che perdura e l’isolamento sta nel limite che fa dello
spazio non il confine di una misura del tempo dell’oggetto ma l’ombelico che
raccorda il desiderio all’inscrizione dei nuclei potenziali dell’oggetto. In
seguito, diremo della connotazione che il livello materico istituisce non come
radice intima della provvisorietà quanto come appello alla significanza che esce dalla rimozione del denotatum. E’ la necessità che cita l’altrove come bisogno dell’entrata
in scena del corpo come ragione temporale a differenza del plusvalore che si
iscrive con la messa a punto dell’oggetto come fantasma a continuità di una
fruizione, che se non è territoriale conserva di quel limite la mancanza che lo
avrebbe marcato, nel tempo, come fenomeno da condannare alla repressione.
Ora,
ci si potrebbe chiedere
Quale
differenza semica si codifica per rimuovere un tempo che non ha ragione di
esserci nemmeno per il germinare di forme e di impronte che porta dietro come
perno dell’assenza di cui si maschera.
Gli
oggetti-sculture di Roberto Lupo
hanno,
del tempo, la fragilità che li coniuga in quanto feticci, come prova del
deserto comportano il desiderio della
mater, scarto di tempo che ne dà in direzione di alleanza scarto e differenza
di generazioni.
Gilles
Deleuze e Felix Guattari dicono che l’eroe è sempre a cavallo tra due gruppi,
uno se ne va per trovare la sorella, l’altro ritorna per ritrovare la madre[i].
Il locus, così, ha una duplicità territoriale, l’avvio della proiezione che
declina il movimento dell’eroe ha sempre in mezzo una linearità che taglia,
come Spaltung tra oggetto ed esserci,
il fantasma si costituisce per la sofferenza da cui margina il tempo, e da
questa sofferenza lo spostamento nel posto dell’Altro indica come significante
il fallo che si desidera dalla domanda che lo sottrae alla verità biologica, l’incisione
come momento di svelamento della rimozione dell’oggetto, dunque, ha del tempo
una referenza storica che tende a stornare il credito e la difesa del corpo che
si postula in funzione storica dalla denotazione biologica, questa ultima
assunzione traccia la bisessualità come ordine da cui si ordina il processo di
identificazione. Ma se il fallo ha un significato da cui prospetta l’assenza
come intralcio alla qualifica interazionale con l’alter, l’ordine della
identificazione non regge più la norma degli intralci come direzione del
simbolo.
La
sofferenza non esulta perché non si impegna all’estasi, come Verschiebung, o spostamento che sia, collima con lo spessore narcisistico
ma non con lo specchio, anzi il riflesso speculare serve per accedere al corpo
ma come stacco da cui si localizza e si identifica l’oggetto.
Guy
Rosolato, in Ideali sessuali[ii],
pone l’ oggetto di prospettiva come
feticcio che, fungendo da pene materno, consente una esperienza centrale del
simbolico, e c’è da dire, allora, che lo spostamento ha, in virtù della sofferenza
che muove, il desiderio della mater nominandosi nel pater.
In
mezzo, come supporto di relazione,
il
tempo contrae la reciprocità per farne nella prospettiva di differenza una
soluzione che non è tanto l’ economia
della rarità[iii]
quanto
una economia che radichi la testimonianza della distanza abolita.
La
testimonianza non è di circostanza, come rilievo e radice del segreto e della
trasgressione, ma, è da dire, il livello circostanziale conserva come focus
della rappresentazione il virtuale che lo polarizzava come limite, non del
contesto ma, della differenza fallica che poneva l’occhio alla mater.
La
circostanza appartiene al nucleo economico attuale, l’indicazione del raro che
urta l’oggetto è l’economia che fa del fantasma una traslazione continua che
oscilla, non attorno all’alter ma, attorno alla sua assenza, come ombra dell’io.
La
circostanza inscena una rimozione: negli oggetti di Lupo, ad esempio, lo
spostamento tra il seno e il panino comporta, come tratti associativi, un
riempimento orale che forza una connessione metaforica, e certamente, visto che
qui si tratta di rappresentazioni del denotatum,
il livello fantasmatico, più che altro, se agita la flagranza ne carica, in tropo, un pulsare metaforico solo in
riferimento al titolo che menziona e trascende l’oggetto.
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Meret Oppenhein e Roberto Lupo:
Torino 1970s |
Ciò
che conta, dunque, nella messa in scena oggettuale,
è
la proiezione simbolica che cita l’oggetto in prospettiva come essenzialmente
tautologico nei riguardi dell’univoco,
ma
che ne designa, per i significati che porta al soggetto e per il soggetto,
diciamo per l’operatore visivo, una primarietà significante che si verbalizza nell’angoscia
del nome del pater:
rimane, anche
come possibile rimando ad un ordine copulativo, l’assenza di questo corpo che
si fissa dal vuoto da cui, in effetti, enuncia i fantasmi della testimonianza.
Allora
possiamo dire che
il
limite li enuncia, gli oggetti, nel nome
del pater
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Meret Oppenheim, "Le couple", 1956 |
ma, per lo slegamento dell’univoco dell’assenza da cui l’occhio ripete l’isolamento,
quell’univoco si erige dal desiderio della mater. Storia di cui il segno
esprime la risposta plurivoca complicando il denotatum dalla convergenza dell’individuo e dell’ambiente, qui il
rapporto di inclusione distingue gli oggetti che coniuga, come dipendenza
esterna, orbene è metonimia, la contiguità non è necessariamente storica, in Cenerentola in conserva le scarpe stesse sono l’espressione dell’uovo come ellissi
di una consonanza non immediata ma svolta.
Un
quadro servirà a chiarire il duplice o triplice rapporto che giustifica il
significato, e lo sguardo è, qui, sincronico, a differenza dell’operazione di
cui sopra, dove gli oggetti venivano assunti nella trasposizone fantasmatica,
appunto come rappresentazione della scena:
Denotatum(a)
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Designatum(b)
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Rapporto
d’inclusione
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Senso
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1.panino
reggiseno
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“La merenda nazionale”
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(contiguità di sostanza)
Metafora da (b)
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Étayage, consumo del supporto di
autoconservazione,
modello orale per una
possibile elongazione della scelta
oggettuale
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2. scarpe
uovo
catenina
fuso
etc.
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“Cenerentola in conserva”
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Metonimia temporale
da (a)
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Riproduzione contenuta da
un oggetto che prospetta
L’urgenza fallica, lo
spostamento è duplice anche per
La presenza del terzo
oggetto che assicura la posizione
Del fallo
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3. cubi di vetro
con lati di apertura
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“Il vaso di Pandora”
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Metafora da (b)
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Il contenitore come vuoto
per l’assenza del fallo.
Giustificazione analitica della
trasparenza come
Motivo di depressione.
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4. pene e catena
con i nodi a goccia
di sperma
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“Animale integrale”
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(sineddoche)
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L’ingiunzione fallica
integra la perdita dei nuclei
riproduttivi e giustifica
la riduzione di questo nominarsi
nel pater.
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5. barometro
penne
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“La fenice degli
artigianelli”
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Metafora da (b)
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L’integrazione temporale
riduce lo stesso uso orale
connettendo al supporto l’ocularità
della richiesta
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[i]
Cfr.Gilles Deleuze e Felix Guattari,
L’Anti-Edipo,
trad. it. Einaudi, Torino 1975: pag.226.
[ii]
Guy Rosolato,
Ideali sessuali, in:
AA.VV.,
Sessualità
e politica, Feltrinelli, Milano 1976: pag.320.
[iii]
Guy Rosolato,
ibidem.
!
(Torino, 6 e 7 maggio 1976)