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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La posa del caffè e la psicanalisi 43 █ Hit Parade dello Zodiaco e lo sgabello della Parietti

Alba Parietti e lo sgabello
V.S. Gaudio , Hit Parade dello Zodiaco, Gremese editore 1991

Era stata una bella stagione, dopo tutto e non era ancora finita: con la camicia come residuo Henry Cotton’s, residuo dello spirito che si assoggetta all’ordine, e alla monotonia, con quella camicia sarei dovuto apparire nella Domenica In di fine anno per presentare la Hit Parade dello Zodiaco edita da Gremese: adesso, a pensarci, con questo residuo, che riguarda il collo, ed è la coscienza delle percezioni, perciò siamo fondamentalmente nell’ambito o nel profondo della pulsione k di Leopold Szondi, quella che, in sintomatologia o quanto si fa patologia, fa rasentare la catatonia se non la schizoidia, d’accordo è questo che accade al tuo Dasein quando lo fai apparire in determinati fotogrammi ristretti, un po’ prima è la nevrosi ossessiva o l’isteria di conversione, più consona alle veline e alle vallette, a chi sgambetta e a chi sculetta, anche a quella, quella volta, a cui le facevano mettere le lettere delle parole in un cruciverba gigantesco e l’occhio del visionatore posizionava il suo (-phi) sul dorso e sul podice della posizionatrice. Che, non lo si può non dire perché non l’abbiamo dimenticato pur avendola vista forse una sola domenica, non era altre che Simona Tagli
E ho tenuto a lungo quella camicia, non si logorava mai, perché, poi, non ero andato alla Domenica In, non vi dico perché e non vi dico nemmeno perché avevo fatto finta che mi stavo preparando per andarci, non certo perché, nello stesso contesto, sarei stato posizionato, in quella prossemica semipubblica della stanza televisiva, versus un’attrice francese, che, con me, avrebbe dovuto presentare il suo libro di astrologia, anch’esso edito da Gremese. Tra metafisica ed estetica, al livello adulto, la maturazione, nello schema della pulsione k di Szondi, c’è l’elaborazione degli ideali oggettuali e degli ideali possessivi, se sei nell’arco della k+, invece evidentemente la mia pulsione k in quel dicembre era tra la negazione, la rinuncia e la rimozione, e quindi semplicemente k-, che è più da focolare, semmai da piaceri singolari alla Harry Mathews. Il collo della camicia Henry Cotton’s come se svelasse l’oggetto “a” nella sintomatologia del feticismo, e il collo che è di pertinenza del segno zodiacale esattamente a 180 gradi dal segno solare di quell’attrice, che, in virtù dell’ effetto-Plutone elevato, aveva socializzato la sua pulsione hy tra tendenze spettacolari, civetteria e i fenomeni di conversione isterici dell’apparire e del mostrare. Siamo sempre in prossimità, se qualcosa tra pulsioni parziali e maturazione viene a cadere, della volgarizzazione della pulsione hy in spettacoli televisivi tra spazi popolar regressivi, tipo appunto la Domenica In, e il Grande Fratello, che sarebbe stato di lì a poco formalizzato e prodotto. 
La camicia Henry Cotton's
del poeta-visionatore
per "Domenica In"
Ho sempre pensato che, in sintomatologia, la mia compagna di puntata era nella bolla dell’asma e della balbuzie fino alla rinite spasmodica, e ci pensate? Su uno sgabello, di qua, un catatonico feticista e di là, sull’altro sgabello, un’asmatica un po’ cleptomane se non piromane? L’indossatrice o l’attrice, la modella, ha sempre un tessuto di sublimazione, anche quando è in mutande, che copre l’ umanesimo religioso, certe volte è quello etico, e la morale; il poeta, che può essere stato anche un critico d’arte, quando sublima, o ha il ciclo dell’emotività in curva negativa, stira il collo della camicia dell’ umanesimo sociale.

Non c'è in rete un'immagine
del simulacro Simona Tagli
che fa il cruciverbone a
"Domenica In"
Rimuovendo l’incontro, resta, nel piacere singolare, lo sgabello, come ci si sedeva Alba Parietti, anche lei dentro la pulsione voyeuristica, con la vastità del pondus, tra esibizioni caste, posture del mistero e ostentazione meravigliosa della carne, insomma il visionatore predilige le lunghe osservazioni perché quella che stava sullo sgabello, per quella sua pulsione hy così seduta, amava stare e sentire il peso del tempo che fluisce, per stupire e riempire, colmare la pulsione k del poeta-visionatore. E farsi misura che manca. Agli ideali oggettuali e agli ideali possessivi di chi guarda.
LA POSA DEL CAFFÈ E LA PSICANALISI 43. 
Il peso del tempo e lo sgabello