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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La posa del caffè e la psicanalisi 45 █ L'inesorabilità del "Gregorio Magno"


LA POSA DEL caffè e la psicanalisi 45.
Dall’oggetto flottante magico  al  gaudio magno


La semplice corrispondenza temporale tra i fantasmi fallici e la cuginanza, è qualcosa che colma di delizia infinita il (-phi) del poeta-visionatore: si disse, nella Posa 31[i], che non è più questione di posizioni definite, tutto si fa improvvisamente leggibile, e pertanto: godibile, in una visione senza commento, in cui non c’è nessuna idea di finalità, come uno haiku che non serve a nessuno, è semplicemente un piacere singolare, nella posa del caffè 31, l’oggetto flottante magico andava fottuto, soltanto per fotterlo, e si pensava alle tre forme di Simone, in cui le altre cugine erano destinate al munus, dono o servizio che fosse e che sia, riferibile, nella posa del caffè che si dispiega dal solstizio dell’inverno, allacciata ai giorni critici dei cicli del bioritmo di Simone, a Simone, che è questa, è così, è tale, con quel tocco così istantaneo e così breve, che non ha oscillazioni e riprese, come la cugina di questa posa, che è lei adesso, più di Simone, ma sempre nell’alone di Simone, come d’altra parte, nella stessa posa fotografica, questa la dona per il servizio al visionatore cui la posa è destinata, nella corrispondenza solare patafisica del poeta, con la pelle del tergo e della faccia, anche il naso, la bocca, la condensazione patagonica del tratto che è l’anello solare che rinserra il (-phi), una sorta di bagliore ainico, o anello didonico, che fa sempre traboccare o zampillare il gaudio, e se Simone riempì, come oggetto flottante magico, alla fonte zampillante, quella famosa “bottiglia di Simone”, con i traboccamenti di questa posa che riguarda l’altra cugina e l’altro munus, nella tavola della posa 31 indicammo il “munus a lingua” per la pulsione sado-orale di quella cugina, ma anche il munus a manu e il munus ab obsequio, a seconda dei giorni critici nei vari cicli di Simone: considerando i giorni critici della cugina che adesso è in questa posa, il piacere singolare, di giorno in giorno, da lustri, si fa gaudio in scene relative all’Anatra, la 25, del Foutre du Clergé, ma anche alla 40, che è quella che veniva chiamata l’Attrazione di Milano, e, perno assoluto, alla 31, che richiama quella bottiglia di Simone, e anche il gaudio che  manifestò nel piacere solitario, prima, e condiviso, cioè applicato sul trapezio e col pube vs la nuca del poeta, dopo, nel giorno critico del suo ciclo della Risonanza nello spasso familiare dell’Heimlich tra solstizio d’inverno e fine anno.


Ma la semplice corrispondenza è quasi deittica: si va dalla apparizione nella prima domenica di primavera, lei e l’oggetto flottante magico, alla posa messa in scena, il giorno del gaudio solare del poeta, in cui l’oggetto flottante dona al futuro visionatore questa, è così, è tale e quale, tra tergo e faccia,la vedi: vuoi vederla da dove ti guarda? Ebbene, guardala, o guardaglielo, ce l’ha in faccia, vedi, è questoPresenta al visionatore della posa del caffè quella cugina e lo invita a deporre sulla sua faccia il suo sguardo: è il punto luminoso, una sorta di bagliore ainico che fa propagare il desiderio, la faccenda del culo ectomorbido, che era il servizio di Simone, qui è la faccenda del culo mesoendomorfo della cugina, la sua pelle, la pelle del tergo, che è la pelle da dove lei lo guarda. Nel campo delle cose Heimlich, nella visione periferica, il poeta, in quella domenica di inizio primavera, trattenne la cugina con i jeans, per via del suo giorno critico nel ciclo della Risonanza, e c’era l’anamorfismo, con il tergo accarezzato dai jeans, del munus a lingua, che su delega della pulsione orale, e quel muso, era il muso che ancora sapeva di sugo; per il munus ab obsequio, la faccenda del culo ectomorbido di Simone non si era ancora posta, piuttosto quella domenica e quei jeans “formalizzarono” l’iscrizione, nel registro della libido del poeta, la forma di servizio a cui la cugina era ormai preposta e destinata al gaudio, una sorta di trasmutazione tra pulsione orale, il muso, pulsione uretrale, quella del visionatore, e la faccia, e pulsione anale, una sorta di stellium che fa propagare il desiderio. Insomma, la losanga di Lacan, da quel giorno, al giorno solare del portatore del (-phi) patagonico, dal tergo della ragazza e dalla faccia, si commuta in  anello solare e, nel piacere singolare a tre, stringe il (-phi) del poeta. E’ la patagonica del gaudio,  dono, tributo, regalo, nella forma di ab obsequio, come pratica devozionale: nei giorni critici, la figura suona son carillon, il suo sonar, e l’orecchio zufolato è quello del poeta, il portatore del gaudio; qui, c’è addirittura una posa espressa, una messa in scena per vedere e far fare questo: la macchia di carne, la “macchia umana”, che è questa faccia, questa pelle del tergo e anche pelle e faccia del (-phi), e la diuturna posa del caffè del poeta in cui lo gnomone ainico della cugina, che farà l’Anatra, e anche l’Attrazione di Milano, allittera il passaggio al meridiano del poeta, e lei che è G nello schema delle tre cugine, di cui alla posa del caffè 31, come struttura costituzionale, in quei jeans di due segni di Urano, lo gnomone ainico era il meridiano di quel che gergalmente si chiama anche “Gregorio”: piuttosto mesoendomorfo, anche allora, solido, pesante se non largo, insomma una sorta di gregorio magno, e allora, avendola dotata della lettera G per essere il tributo in dono per il gaudio del poeta, il suo gnomone ainico potrà essere il meridiano del gaudio magno: il (-phi) del gaudio shummula, va a spasso[ii], lungo lo gnomone ainico del gaudio magno di G. Potrà accadere che quando la figura della posa sarà in corrispondenza segreta col poeta potrà scrivere al poeta del suo gregorio magno, in quei jeans di quel giorno, o del suo gaudio magno, in quei pantaloni verde chiaro in cui presentò lo gnomone ainico al poeta per il solstizio d’inverno di un lustro e un anno dopo?
Potrà scrivergli o sussurrargli: “Cosa ti piace di più, il gregorio magno che avevo quella domenica con quei jeans a 25 anni? O è questo gaudio magno dei pantaloni verdi a 40, che ti faccio inaugurare a stappate liquide una settimana di martedì e l’altra di giovedì, che ti fa liquefare l’anima?”

v.s.gaudio




[ii] E’ veramente sorprendente il fatto come, dopo aver postato la fotografia della cuginanza di cui si dice in bianco e nero, avendo chiesto a Google di effettuare la ricerca per immagini, sia saltata fuori, da quell’algoritmo, la connessione con “fun”, che tra “allegria”, “divertimento”, “spasso”, non può che in modo assolutamente Heimlich far sottentrare nel paradigma che attiene sia al nome del visionatore eletto, quasi tre lustri prima, e quel giorno in un’altra locazione territoriale rispetto alla Umwelt della scena, sia alla larghezza e alla magnitudine del gaudio, quasi gioviana, che ha il podice oggetto della pratica devozionale nel piacere singolare. La precessione di queste determinazioni venute da un altrove, che al tempo della messa in posa, sono illeggibili e indecifrabili, in quell’atto così fortuito e segreto, in un determinato periodo dei cicli del Bioritmo, sia di chi è in posa che di chi quella posa adesso la sta guardando, incolla  la figura come se fosse l’analemma esponenziale dell’oggetto “a” del visionatore, la cui attenzione libidica è reclamata dall’artificio fondamentale, quella energia surrettizia, rubata, sedotta, quel bagliore ainico, che si origina dal pertugio o dal meridiano del rombo di Lacan, una finalità segreta dell’animus della figura che si riproduce per scuotere l’anima del visionatore,e così che avviene l’inesorabilità dell’Oggetto, il suo irredentismo, la sua Alterità sovrana che fa irruzione e folgora il poeta, il suo (-phi). Fatto sta che, poi, nei giorni successivi, con la stessa opzione “cerca l’immagine su Google”, “fun” vs “divertimento” non c’era più, c’era semplicemente, come “migliore ipotesi per quest’immagine”, “formato carta”! Indubbiamente patagonici sono i tre formati della fotografia di base postati su tumblr:  1.sfumato;  2.mezzana grande;   3.pellegrina [una volta aperto il link della foto, cliccaci sopra per il formato magno e pregnante]. Spostata la ricerca in Google, come "migliore ipotesi per quest’immagine", bontà loro, danno “bianco e nero”, che, senz’altro, innalza la magnitudine dell’iconicità, della pregnanza e della polisemia della fotografia.
 
La cuginanza veste il costume intero Arena Body Lift Jolie