[ii]
E’ veramente sorprendente il fatto come, dopo aver postato la fotografia della
cuginanza di cui si dice in bianco e nero, avendo chiesto a Google di
effettuare la ricerca per immagini, sia saltata fuori, da quell’algoritmo, la
connessione con “fun”, che tra “allegria”, “divertimento”, “spasso”, non può
che in modo assolutamente Heimlich far sottentrare nel paradigma che attiene
sia al nome del visionatore eletto, quasi tre lustri prima, e quel giorno in un’altra
locazione territoriale rispetto alla
Umwelt della scena, sia alla larghezza e
alla magnitudine del gaudio, quasi gioviana, che ha il podice oggetto della
pratica devozionale nel piacere singolare. La precessione di queste
determinazioni venute da un altrove, che al tempo della messa in posa, sono
illeggibili e indecifrabili, in quell’atto così fortuito e segreto, in un
determinato periodo dei cicli del Bioritmo, sia di chi è in posa che di chi
quella posa adesso la sta guardando, incolla
la figura come se fosse l’analemma esponenziale dell’oggetto “a” del
visionatore, la cui attenzione libidica è reclamata dall’artificio
fondamentale, quella energia surrettizia, rubata, sedotta, quel
bagliore ainico, che si origina dal
pertugio o dal meridiano del rombo di Lacan, una finalità segreta dell’
animus della
figura che si riproduce per scuotere l’
anima del visionatore,e così che avviene
l’inesorabilità dell’Oggetto, il suo irredentismo, la sua Alterità sovrana che
fa irruzione e folgora il poeta, il suo (
-phi). Fatto sta che, poi, nei giorni
successivi, con la stessa opzione “cerca l’immagine su Google”, “fun” vs “divertimento”
non c’era più, c’era semplicemente, come “migliore ipotesi per quest’immagine”,
“
formato carta”!
Indubbiamente patagonici
sono i tre formati della fotografia di base postati su
tumblr:
→ 1.sfumato;
→ 2.mezzana grande;
→ 3.pellegrina
[una volta aperto il link della foto, cliccaci
sopra per il formato magno e pregnante]. Spostata la ricerca in Google, come "migliore
ipotesi per quest’immagine", bontà loro, danno “bianco e nero”, che, senz’altro,
innalza la
magnitudine dell’
iconicità, della
pregnanza e della
polisemia della
fotografia.