│ASTORE RAGALZI STOISA ANATOMICO ORGANICO INDUSTRIALE
inaugurazione
mercoledì 2 maggio dalle ore 18 alle ore 21
│URS LÜTHI DON’T ASK ME, IF YOU KNOW, THAT I
AM TOO WEAK TO SAY NO - 1976
inaugurazione
giovedì 3 maggio dalle ore 18 alle ore 21
fino al 15 luglio 2018 • orario: giovedì-domenica 14-19
Fondazione 107
presenta due mostre: Anatomico Organico
Industriale. Astore - Ragalzi - Stoisa, a cura di Federico Piccari con
testo in catalogo di Francesco Poli e Don’t
ask me, if you know, that I am too weak to say no - 1976 dell’artista Urs
Lüthi, a cura di Federico Piccari.
░ Anatomico Organico
Industriale esplora il lavoro di tre artisti che hanno iniziato a
produrre ed esporre nella Torino degli anni ’80 e come la città abbia inciso
sulla loro opera. Gli artisti sono Salvatore Astore, Sergio Ragalzi e Luigi
Stoisa, tutti di formazione accademica. In pieno affermarsi dell’Arte Povera,
Astore, Ragalzi e Stoisa intraprendono un percorso dove la pittura ritorna
protagonista, così come l’uomo, posto al centro della loro ricerca. I
tradizionali colori ad olio per dipingere sono sostituiti da materiali organico
industriali in uso prevalentemente nei processi produttivi. La pittura si
carica così anche del peso intrinseco che il materiale utilizzato porta con sé,
determinando una pittura “di processo”. Catrame, pece e tutti i loro derivati,
la vernice antirombo e gli smalti industriali, si sostituiscono ai tradizionali
colori, i soggetti si impregnano di bitume, dello sporco, dello smog,
l’industria entra con forza nel quadro.
I soggetti
rappresentati sono uomini, donne, eroi, scimmie, parti anatomiche, ritratti,
virus, origini, compresa la storia dell’arte. I dipinti possono essere di
grande dimensione, talvolta giganteschi sino ad inglobare le figure di chi li
guarda. I luoghi per esporre le opere sono prevalentemente industriali, i
limiti imposti dagli spazi urbano-abitativi sono superati.
Gli artisti
che operano in questa dimensione che definisco Anatomico Organico Industriale
vivono tutti a Torino e dalla città hanno assorbito la puzza di smog, la
nebbia, il colore grigio sporco dei palazzi antichi così come il disagio del
flusso migratorio. La loro è una pittura sapiente che non cerca di piacere a
tutti i costi ed impone una certa distanza allo sguardo di chi la osserva.
In Fondazione 107, Astore, Ragalzi e Stoisa presentano
una sezione di progetti inediti, site specific ideati e realizzati
appositamente per lo spazio, anch’esso di matrice industriale ed oggi reperto
di un’archeologia ormai estinta. Si cimentano su pitture di grande dimensione,
il loro linguaggio si è evoluto, mantenendo uno stretto dialogo tra forma e
tridimensione.
Salvatore
Astore prosegue nella ricerca di nuove forme di dialogo, fra individuo e mondo
circostante, tra Uomo e Natura. In 107 presenta grandi tele:
montagne/isole/calotte/profili/orizzonti e sculture totemiche in acciaio inox.
Sergio Ragalzi
presenta i Vortici, dipinti in bianco e nero che inglobano indumenti,scarpe,
borse, oggetti del“vissuto”risucchiati nel vuoto, ed una serie di sculture
antropomorfe/vortici/bare umane, si tratta di uno sguardo profondo sulla
condizione esistenziale dell’uomo del nostro tempo, in questo caso i migranti.
Luigi Stoisa
realizza un dipinto performativo ed attraverso l’azione del togliere, sottrae
lo strato di catrame depositato sulla tela, facendo emergere anatomie, corpi,
eroi, cavalli e cavalieri oltre il tempo, eroi contemporanei, plasmati nel
gesto della sottrazione, soggetti che potrebbero appartenere al mondo
mitologico o del fantasy, avvolti in un’atmosfera di un “campo di battaglia”.
In un’installazione di volti e profili restituiti da massi di pietra, forme
erose dall’acqua e dal tempo, affioreranno immagini del Narciso, tema caro
all’artista.
Una selezione
di opere storiche ci riporterà nella produzione degli anni ’80, tra cui, per
Astore la calotta Cranio di infante e il dipinto Osso sacro realizzato con
bitume e pittura ad olio, per Ragalzi due ombre gigantesche, maschio e femmina
che incombono sullo spettatore, tele dipinte con tecnica mista che inglobano sporcizia,
catrame e pittura antirombo e Ombre, sculture in acciaio con pittura antirombo.
Per Stoisa Voglio modificarmi sempre, dipinto ad olio su catrame del 1986 e il
Narciso, personaggio mitologico che si affaccia sul catrame, un lago denso e
scuro in cui affiora la sua immagine, in attesa di venir risucchiata lentamente
dal tempo, sino ad annullarne la presenza.
░ Don’t ask me, if you
know, that I am too weak to say no è la completa opera fotografica
dell’artista Urs Lüthi, realizzata nel 1976 ed esposta in Fondazione 107.
Si tratta di
un lavoro importante dell’artista svizzero, in cui sono già presenti le
tematiche che Lüthi svilupperà successivamente.
Il tema
dell’identità, del corpo, l’avvalersi della performance, del rapporto tra arte
e vita, dell’autorappresentazione che oggi sconfina nei selfie, sono tutti
elementi presenti in questa opera, in cui l’autore, getta dei semi che
riprenderà e svilupperà con continuità nei decenni successivi.
Lüthi anticipa
tematiche tutt’ora attuali e spesso irrisolte, ma negli anni ’70 ancora
sotterranee, ponendo lo spettatore di fronte ad immagini potenti.
L’artista utilizza il suo volto e il suo
corpo, li mette in scena, spinto dalla necessità di vivere in prima persona,
una personale ricerca che si traduce nella perfetta simbiosi tra arte e vita. È
un corpo ridefinito, in cerca di una collocazione all’interno del contesto in
cui opera, che si confonde in “altro”, nell’attesa di evadere dal sé e che
accetta di mostrare tutto ciò che gli accade, anche l’inevitabile ed
inesorabile passare del tempo.
L’opera Don’t ask me, if you know, that I am too
weak to say no tradotta in “Non
chiedermi se sai che sono troppo debole per dire no” è composta da 16
tavole e da 32 immagini, in cui l’elemento umano è contrapposto all’elemento
natura, l’accostamento degli scatti ricrea le medesime atmosfere in scenografie
differenti.
Le immagini
riprendono il quotidiano, scene di vita comune e ripetitiva, riprese in luoghi
interni affiancati all’elemento natura. L’aspetto dichiarativo si integra
all’opera e la carica di mistero. Le stesse immagini, se dissociate, ci
porterebbero ad altri scenari, è evidente pertanto, la fusione tra gli elementi
in un intento narrativo.
La prima e
l’ultima tavola di questo percorso si discostano dallo schema esposto, entrambi
i soggetti ritratti sono figure umane, ed è così che Lüthi apre e chiude il
racconto con il messaggio da cui emerge che l’identità, così come la realtà,
possono essere fraintese, qualora applicate a codici stereotipati.
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FONDAZIONE 107
via Sansovino 234, Torino
Ingresso: 8 euro; ridotto (dai 13 ai 18 anni) 5 euro
Ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori
di Abbonamento Musei Piemonte
Visite guidate su prenotazione
il sabato e la domenica dalle ore 17
Informazioni:
+39 011 4544474
fondazione107.it
info@fondazione107.it