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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Michele De Luca ⁞ Guerriero della luce

Michele De Luca
Turno di notte
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Guerriero della luce
         Il percorso artistico di Michele De Luca riconduce, per il suo impegno mirato e programmatico e gli esisti positivi delle realizzazioni, al mito di Prometeo, allo sforzo titanico di catturare la luce, sottraendola al cielo e riportandola ai territori dell’arte. […]
L’esperienza estetica della realtà fisica di De Luca sembra comprendere profondità più lontane, suggerite da quelle lamiere metalliche inchiodate che alludono invece a un primo piano, a una soglia o anche a una strumentazione che guida l’occhio oltre l’atmosfera, in singolare sincronicità e coincidenza con le tensioni e gli ansiosi interrogativi posti dalle immagini svelate attraverso il telescopio puntato verso i confini dell’universo e decodificate dagli scienziati.
Le strisce radianti luce fredda entro soffici barriere di colore rappresentano erogazioni di gas variabili per intensità e l’intuizione di un frammento di spazio dove è dato modo di captare un silenzio assoluto.
Se manca qualunque concessione a fantastiche visioni, in nome di un assemblaggio rigoroso di “materiali nuovi” disposti entro una griglia di cartesiana chiarezza è perché tra le componenti culturali dell’astrazione di Michele De Luca, si possono individuare dei riferimenti alle correnti minimaliste e alle loro ascendenze nell’ambito del Costruttivismo, di De Stijl e dell’ultimo Mondrian.
Anche nelle installazioni a luce fluorescente al neon realizzate dalla fine degli anni Sessanta dall’americano Dan Flavin, alla limpidezza della visione ottica, alla semplicità formale dell’apparizione della luce, condotta in questo caso dai tubi prodotti dall’industria, si associa la consapevolezza del suo scorrere in una sequenza temporale, del suo esistere in funzione del tempo.
Ma alla fenomenologia del puro evento fisico, di un happening di soli oggetti da contemplare, icone di una cultura tecnologica, si contrappone nelle opere di Michele De Luca, un’imprescindibile legame con la gestualità e manualità tradizionale del fare arte e una tensione emotiva dell’autore percepibile come intuizione di trascendenza.[1]

              Le tele di Michele de Luca, sfidando lo spazio con un’enorme carica di energia, racchiudono il senso di una macchina del tempo di un mondo oramai cancellato. Nell’Infanzia del cosmo si potevano glorificare uomini capaci di vivere tra cielo e terra, in preda a una vertigine di pensiero da far impallidire la percezione attuale del mondo, e farci sentire sempre di più e ancora una volta, rispetto al passato, “nani sulle spalle di giganti” secondo la celebre espressione del filosofo francese del XII secolo, Bernardo di Chartres.[2]     

Anna Imponente





[1] A. Imponente, Michele De Luca. Guerriero della luce, Accademia d’Ungheria in Roma, 1997.
[2] A. Imponente, Il cammino delle certose. Napoli, Capri, Padula, Arte’m, Napoli, 2018.