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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

L'accolussarsi.▬ La forma di partitura di Chiara Arcangeli


L’accolussarsi. Lo stare per alzarsi morbidamente lento di Chiara Arcangeli
Tra lo stare seduti , che è una forma di distinzione e il podice preme contro qualcosa di inerme, e afferisce allo schema verbale del “cavalcare”, e l’ accoccolarsi, che esprimerebbe secondo Canetti una mancanza di bisogni o un ripiegarsi su se stessi, con il corpo che è dentro una forma circolare di tranquillità e di quiete, senza apparente aggressione[i], c’è questo “accolussarsi” della pallavolista che, invece, pur essendo dentro la pausa dell’attesa per balzare in piedi, in questa posizione dell’attesa per alzarsi quel corpo, quelle gambe, quei piedi, quelle mani, quel podice tutto e la testa c’è il paradigma della presenza di spirito, e di corpo, e della rapidità, come se fosse un direttore d’orchestra, che, in questa forma di partitura, in cui, così immobilizzata nella fotografia, esprime l’abitudine ad essere costantemente guardata, e si vede che  non riesce a farne a meno. L’ accolussarsi, sempre tra il vuoto e il possesso, come se fosse nel paradigma della contemplazione, contemplazione della pallavolista e contemplazione del visionatore, separa dalle altre pallavoliste, non si appoggia a nessuna, nemmeno all’avversaria del servizio, ma non riposa in sé, riposa nello sguardo del visionatore: anzi si fa servire, ed è come fosse servita la proprietà del suo pondus, che, nella tenuta da volley, nel volley-habit, così conformato e vestito nella variante di accostamento, nella variante di peso e nella variante di morbidezza, è piena di tutto ciò che essa possiede: chi lancia la palla dall’altro lato, è come se venisse anch’essa a prendersi cura del pondus così vestito e posizionato nell’accolussarsi: questo vede e vedrà il visionatore: la pallavolista accolussata porta dentro di sé ciò che possiede, in piena sicurezza; fin tanto che C.A. sta così accolussata, pur dentro lo schema verbale di chi sta per alzarsi fulminea da un momento all’altro, più che non mostrare alcuna ansia tira dentro il rombo del visionatore la strettezza aderente del suo pondus, sottilmente spesso e morbidamente lento, non è preoccupata che l’occhio la derubi né è preoccupata di perdere il pondus che possiede. Si fa servire, dall’occhio del visionatore, ed è come se fosse servita la proprietà che il volley-habit così accolussato veste e costituisce come funzione-segno: in tal modo è elusa la naturale durezza che la stessa posizione esprime nella configurazione facciale della pallavolista. Lo stare per alzarsi morbidamente lento del pondus di Chiara Arcangeli: questo è l’accolussarsi.
L'accolussarsi.
Scala di grigi  poster
V.S.Gaudio © 2018



[i] Cfr.Elias Canetti, L’accoccolarsi, in: Idem, Massa e Potere, © 1960, trad.it. Adelphi, Milano 1981.
ph. by samuele silva
original in prosp. 1