Opportunità di scatto
Il libro di txz che vive a Kanagawa | Donna di 39 anni | 2018/05/20 (domenica) 05: 19 |
Lei è una bella sorella.
Ris No.1: HIPFAN di Chiba | Vecchio | 2018/05/20 (domenica) 05: 50 |
L'opportunità di scatto laggiù è questa opportunità di scatto! È splendido
|
|
Ris No.2: Mr. Otsuki di Ibaraki | Vecchio | 2018/05/20 (domenica) 08: 02 |
Questa è una forte sporgenza! Se c'è di più, per favore, vieni!
|
Res No.3: Hokkaido pentola di Mr. | Una vecchia | 2018/05/20 (domenica) 09: 58 |
Bel cavallo!
|
Res No.4: Hokkaido shooter | Una vecchia | 2018/05/20 (domenica) 10: 28 |
E 'una bella foto da guardare ed emozionarmi perché
non ho il coraggio che tendo al teleobiettivo con una copertura delle notizie da lontano.
Txz è un dio
|
▐ P-lineworld e l’eclissi della linea del mondo.
Nell’inseguimento
fotografico nipponico, la figura presa all’istante nella sua allure di quel
momento, in quel posto, così com’è vestita allora, il fotografo-visionatore,
prima, e il poeta-visionatore, dopo, non sa cos’è né dove va: segue la figura
che va e condivide il suo segreto senza saperlo. In virtù di una declinazione
del senso o del non-senso è così che l’esistenza prende forma, grazie alla
deflessione di qualcos’altro. Non abbiamo volontà propria, scrive Jean
Baudrillard, e l’altro non è mai ciò con cui ci confrontiamo secondo la nostra
propria volontà. In sostanza: è l’irruzione di ciò che proviene da un altro
luogo, è la seduzione dell’estraneo e la sua devoluzione. C’è in questi esercizi
singolari alla Mathews, la precessione di tutte le determinazioni venute o
intervenute da un altrove, illeggibili, indecifrabili, in questo caso visibili
nella forma e nella struttura dell’inseguitore autoctono, quello che fissa e
immobilizza l’assolutezza anonima e l’inesorabilità, l’irredentismo
dell’oggetto: l’essenziale è che anche il poeta-visionatore sposi la forma
estranea di quel qualunque oggetto, di quel qualunque essere fortuito, che
necessariamente è stato seguito da qualcun altro: oggi che ognuno di noi perde
le proprie tracce, disse sempre Baudrillard, è assolutamente urgente che
qualcuno si metta sulle nostre tracce, anche se così facendo le cancella e ci
fa sparire; è un modo complice di scomparsa, una forma di obbligazione simbolica
quella che è stata giocata, una forma enigmatica di connessione e di
sconnessione. La devoluzione come etica implica una filosofia della
sottigliezza; la sottigliezza è l’artificio fondamentale: il visionatore, e
anche la figura, vive dell’energia, o meglio: dell’esserci, che viene
sottilizzato agli altri, al mondo: si vive di questa energia surrettizia, di
un’energia rubata, forse anche sedotta, e anche l’altro, quella figura
inseguita, esiste solo grazie a questo movimento indiretto e sottile di captazione,
di seduzione, di devoluzione. Questo altro, quando appare, e qui è afferrato e
fotografato, detiene in un solo istante tutto ciò che non ci sarà mai dato di
sapere. È il luogo del nostro segreto, questo altro è il luogo della vertigine,
dell’eclissi, dell’apparizione e della sparizione. Tra artificio e altro
seguito e circoscritto, questo stesso exinscriversi nella figura dell’Altro, e
farne un piacere singolare, nella forma strana venuta da un altro luogo. La
corsa-inseguimento diabolica dell’oggetto, che è l’orizzonte della mia
scomparsa. La ricerca in potenza dell’alterità radicale, ma per il piacere e il
gaudio fatto nel proprio oggetto “a”, a ogni passaggio al proprio meridiano,
l’oggetto come attrattore strano quando appare al visionatore non è che l’analemma
esponenziale del suo oggetto “a”.