v Lo zabaione del poeta e il
marsala Florio a Lisboa.
Più tardi,
pensò il poeta, mi farò uno zabaione, magari alla fine del primo tempo.
E nascose l’uovo
nel cassetto del tavolino del televisore, che era, manco a dirlo, un manufatto
della Foppa Pedretti, e allora il poeta non poté non pensare al 4.4.2, di
questo aveva parlato il cronista televisivo, a come sarebbe stato con la
Piccinini in campo con la Foppa Pedretti di Bergamo, però disse quello del
commento tecnico, anche Cristante ha giocato a Bergamo con l’Atalanta, e allora
il poeta dimenticò la Piccinini e pensò alla Cristante pallavolista, che era la
sorella del calciatore, invece lui, che era giù ubriaco, si riferiva a Lucia
Crisanti.
Lucia Crisanti nel 2012 quando giocava con la Chateau D'Ax
Urbino Volley
(foto Filippo Rubin / LVF)
Ora, bisogna
sapere che nessuno del Portogallo aveva mai visto giocare la Cristante,
figuriamoci la Piccinini, altrimenti avremmo vinto a mani basse.
Aurélia
Pedregoso suggerì al poeta che l’Italia poteva giocare a 4.4.4., e il poeta si
mise a ridere: “E come si fa, Aurélia?”. E lei: “ Quell’ex allenatore dell’Inter
fa i cambi, toglie due attaccanti e ne fa entrare altri due; quelli che devono
essere sostituiti escono dal campo in apparenza, cioè quando la telecamera
della Rai li inquadra, poi tirano fuori il tuo uovo dal cassetto e si fanno lo
zabaione con un bel Marsala Florio, che altro che Porto Sandeman e nemmeno Tio
Pepe, te lo ricordi il Tio Pepe, Vuesse? Mentre tu stai lì imbambolato a
rimuginare sul Tio Pepe(: Il Tio Pepe? Ah, il Tio Pepe?...Ebbè, tu pensi che c’entri
con il Portugal, non era al di là del Guadiana?), i due che si sono beccati il
tuo zabaione sono in campo più tonici di prima, per via dello zabaione e del
marsala, l’arbitro, che ha mangiato pesante e si vede perché non ha dato il
rigore al Portugal, ha bisogno di un’arancia e smania per un purtuallë di tua Nonna
dello Zen, tu, che sei il più amabile e generoso dei poeti non solo della costa
ionica del golfo di Taranto, hai, guarda caso nella bisaccia, 4 chili e 365 grammi di purtuallë di tua Nonna
e cominci a lanciarglieli contro. L’arbitro li afferra manco fosse Chiara
Arcangeli quando era il libero del Perugia volley, e comincia a fare un mucchio a centrocampo(*). Così l’Italia
gioca in 13 e col culo che ogni suo allenatore si ritrova gioca al Totocalcio
di una volta e becca un tredici che ci paga tutti i compaesani di uno dei
cosiddetti attaccanti, anzi a molti di questi gli impianta seduta stante un
aranceto a testa nel mezzo del Parco della Sila. Insomma, nessuno si accorge di
niente, anche la telecamera si gira dall’altra parte, in Tv passa la scritta
sopra che dice: “Allibiti, i portoghesi si chiedono l’un l’altro: Cazzo, ma che
cos’è questo?”
Era il 4.4.4.
di Aurélia Pedregoso per rinforzare la Nazionale dell’Italia con lo zabaione
del poeta ionico. Che, poverino, sta ancora a guardare la partita convinto che
quei due fenomeni lì davanti col suo zabaione siano Francesca Piccinini e Lucia
Crisanti.
Quando salta
la connessione digitale di Rai 1, il poeta rinviene e dice alla Pedregoso: “Te
l’avevo detto che Ronaldo faceva tre goal, alla Juventus se li sognano!”
v Uefa Nations
League ⁞ Il calcio di V.S.Gaudio
& Aurélia Steiner
(*)Il mucchio che tutti i
giocatori dell’Italia avrebbero dovuto fare sul terreno: tre vecchi che portano
insieme un simbolo supremamente sacro, il pallone, con la gonfiatura giusta
perché è come la borsa in cui sono contenuti i fanciulli primordiali che,
quantomeno, hanno giocato sempre con i palloni che fanno a Gallo d’Alba, anche
per la Nutella, che è lì vicino, è ovvio: allora tre vecchi calciatori che
cadono a terra, in area, è d’obbligo, se non hai uno che sappia tirare i calci
di punizione dal limite dell’area come Pirlo, e coprono con il loro corpo quel
simbolo, il pallone “Mondo”, che donne e bambini, anche in tribuna centrale, e
nemmeno alla televisione, non devono assolutamente vedere. Poi, se l’arbitro e
nessuno degli assistenti abbocca, ancora altri uomini, in particolare i
giovani, gli esordienti in particolare, per la cui iniziazione si celebra la
cerimonia, si gettano sopra i tre vecchi giocatori e tutti giacciono insieme a
terra in mucchio disordinato. A questo punto, bisogna affidare la cronaca della
Nazionale a Mediaset per Piccinini, che lui, l’abbiamo detto ai Mondiali di
Russia, del mucchio ne sa più di quelli della Rai: magari si può fare un affido
parziale, quando avviene il mucchio: passiamo ora la linea a Piccinini che c’è
il mucchio: nel mucchio sono soltanto più riconoscibili le teste emergenti dei
tre vecchi calciatori. Tutti rimangono così per alcuni minuti, poi cercano di
liberarsi dal groviglio dei corpi altrui e di alzarsi. Ma ne è passato di tempo.
Il Portugal ha giocato a disco: con il suo moto, che è la forma estrema di una
massa ritmica, anche senza Cristiano Ronaldo, che è rimasto nella città dell’Agenzia
delle Entrate dove gli italiani di tutta la penisola pagano l’obolo per gli
stipendi dei cronisti anche da bordo campo della Nazionale, sapendo che, così,
la forma, il più possibile compatta e chiusa, nella quale vi è posto solo per
gli uomini che vi appartengono, anche senza la sua appartenenza, non avrebbe
permesso all’Italia di difendere col mucchio il prezioso segreto anche di
quella tassa che si paga oltre i limiti provinciali e regionali della propria
amministrazione.
Nations League, Portogallo-Italia 1-0: gol di André Silva