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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

L'Italia dello spingi spingi? █ Uefa Nations League.

                                                                        
Calcio e masse invisibili.
L’Italia non gira in cerchio|La posterità dello spingi spingi
Il problema del calcio della nazionale è che il calcio si gioca in due squadre che si fronteggiano, come le due file che si fronteggiano e, in quel caso, agiscono insieme. Simboleggiano due mute ostili. Alla nazionale dell’Italia, l’abbiamo vista ancora a Bologna, nella prima della Uefa Nations League, contro la Polonia, che, si sa, come gioca: palla lunga e pedalare, se sì e quando vien la sera. L’Italia non gira in cerchio, e questa è un’azione, o uno schema verbale, destinata propriamente a fissare, a consolidare, ogni rappresentazione sacra che si svolge al centro. Che non è, necessariamente, il centro del campo. C’è questo centro: così girando in cerchio, si tributa alla rappresentazione la propria adesione, le si rende omaggio e se ne prende possesso. Gli avversari abbabbano, come se fossero nella città babba dei Bruzi, e il novello Paolo Rossi li castiga: zomp!
E non marcia nemmeno in fila indiana, che, l’abbiamo detto ai Mondiali in Russia, simboleggia il viaggio. E’ come se gli antenati abbiano viaggiato sottoterra. Uno dietro l’altro, i giovani posano i piedi sulle impronte dei passi degli avi: che so, Belotti o anche Balotelli, posa i piedi sulle impronte di Paolo Rossi, o di Altobelli, perché no? Il loro modo di camminare e il loro silenzio manifesterebbero il rispetto verso la sacra via della rete e la sacra meta sarebbe raggiunta.
Là dove la pioggia scarseggia, l’uomo si concentra sulle pratiche che mirano ad attirare la pioggia. Scrisse questo Elias Canetti in La muta di accrescimento. L’acqua è come il pallone: è indispensabile a tutte le creature, così come all’uomo e al calciatore stesso. Anche al portiere. O al terzino sinistro. L’altra sera, il cronista della Rai: entra su un avversario Bonucci: e quello dice che il tal giocatore ha fatto un intervento elegante! Per comprendere lo stretto rapporto esistente tra accrescimento e metamorfosi, non c’è bisogno di rifarsi ai soliti riti australiani, in cui spuntano sempre antenati e la duplice natura, in parte animale, in parte umana. Basta vedere chi fa la telecronaca, e tu capisci perché la pioggia scarseggia, e anche il calcio e che, se il rito viene ripetuto, questa nazionale o quella che verrà non andrà da nessuna parte. Quali sono le pratiche che mirano a far sì che possa andare in goal anche Zappacosta, se non lo stesso Bernardeschi, o quantomeno chi, avendo una doppia Herkunft, potrà contare su due antenati, a patto che, avendogli dato la cittadinanza italiana, perché non gli è stato ripristinato il cognome dell’antenato italiano? Lo si può chiedere al Prefetto della provincia in cui il calciatore risiede e quello, in men che non si dica, gli fa firmare al dirigente dell’Area II, quella degli Enti Locali, il decreto di concessione governativa. Questa mossa, così semplificata, rientra nelle pratiche di accrescimento: da quel momento, il calciatore, anche quando tira da quaranta metri, centra, quantomeno, la porta se non il portiere. E il pubblico: ah, però, che castagna, il nostro connazionale! E a Bologna, quando stava per calciare il rigore, tutti: Oh, Dio, o Unità dell’Italia, e anche Regno delle Due Sicilie e dell’Albania e di Malta, non è possibile…lo sbaglia…tira fuori… E, all’improvviso, qualcosa ha toccato il suo piede, l’antenato, e via, verso la sacra meta, evviva!
L’uomo, e di contro il calciatore, non appena fu tale, volle essere in maggior numero. Per questo giocando in cerchio o in fila indiana, egli trasferisce la sua aspirazione ad accrescersi su tutto ciò che lo circonda. Al modo stesso in cui si sente spinto ad aumentare la propria orda generando figli, egli vuole che ci sia più selvaggina e più frutta, che ci siano più armenti e più grano. E vuole aumenti, tutto ciò che lo nutre lui vuole che aumenti: affinché gli uomini, i suoi compagni di squadra, della nazionale, possano prosperare e aumentare, deve aumentare tutto quanto è necessario alla loro vita e alla vita dei loro congiunti, anche antenati o i futuri discendenti. L’esatta forma del vincolo tra metamorfosi e accrescimento, anche quando gioca in cerchio, o in fila indiana, ha bisogno di molti totem e di molte commende, venerazioni, contratti pubblicitari, acquisizioni immobiliari e di terreni, non solo campi sportivi, non gli servono per seminarci barbabietole per lo zuccherificio di Russi e impuzzolentire il fiume Savio come capitava negli anni Sessanta quando il poeta adolescente era lì lungo quegli argini a degustare noci pesche, uva e mele, che: altro che totem vegetali degli australiani o di quelli della Costarica e dell’Ecuador. Tra i totem, pure le cavallette andrebbero bene, o i bufali, riuniti in enormi masse e percorrono la regione in ogni direzione. Allora non c’è scampo per la difesa avversaria: i bufali da est vanno a ovest, e da nord a sud, secondo il loro umore, un po’ come Bobo Vieri o Chinaglia.
Comunque, se non possono arrivare i bufali, ben vengano le cavallette, che, come simbolo dei discendenti, sono nel senso della posterità: il classico libro di canti cinesi, lo Shih Ching ha una poesia in cui la posterità è paragonata a uno stormo di cavallette: per una nazionale di calcio, potrebbero essere le ali delle cavallette che dicono spingi, spingi! L’esercito innumerevole, lega, lega! In linea senza fine, unisci, unisci! per sempre una sola cosa, gran numero, sequenza ininterrotta, Zappacosta di là, Bernardeschi pure, Belotti, Balotelli, e non mi ricordo quegli altri, ah, anche Insigne, Immobile, quell’altro con doppio passaporto, la densità attraverso il tempo, e il campo, e unità della nazione, questa spingi spingi come simbolo della massa dei posteri. Ha un senso, no? Il senso della posterità, la massa dell’accrescimento, pensate: giocano in cerchio come se fossero lo stormo di cavallette e poi, via, la posterità di Paolo Rossi che finalmente va in goal e quantomeno si va alle Olimpiadi e gli sponsor stessi tornano alle quote di loro competenza!
Vedremo già stasera un po’ di questo senso a Lisboa?


Uefa Nations League Il calcio di V.S.Gaudio & Aurélia Steiner