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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Alessia, il Poeta e Telecom Italia.


|||Alessia che mi chiama per Telecom Italia a pranzo da noi, Edoardo Raspelli e il tenente Colombo.
Oggi mi ha chiamato ancora Alessia da un call-center della Telecom Italia, ed è straniera, e le ho chiesto anche il cognome, e il suo numero di telefono. E le istruzioni d’uso: per esempio: toccare qui sul trapezio prima a destra e poi a sinistra. E io: e sarà più difficile aprire la scatola, o il modem si avvia più veloce? Il tasto sta là dietro, se fate bucatini alla carbonara e non anatra all’arancia, poi passo con una bottiglia di Cannonau di Jerzu, del 2015, che dici? Questo è un tocco di genio, le dissi, ma metti che il tuo ospite possa essere allergico al Cannonau per via del soprannome che fu dato al nonno? In quanto “Parròt”, a voce può essere anche “Parrott”, che è il cannone americano della guerra civile, e allora più tempo e fatica ci sono voluti a preparare il pranzo, più alta è la probabilità che l’ospite, Alessia, appunto, parli tutto il giorno di altri pranzi e cene a cui è stata, elogiando piatti impronunciabili, di cui non v’è traccia nemmeno nelle cronache ristorative di Raspelli su “La Stampa” del secolo scorso. Poi sarà tutto: un uovo marcio rotto nella pasta della torta, oppure basta che venga su un ingrediente e l’ospite l’ha mangiato a pranzo il giorno prima o la settimana scorsa a cena, ospite di un altro poeta, o forse era un cantante, che tira di più e fa più soldi. E ha la piscina, e tu: cazzo, ma avete ancora il pollaio, voi altri? Poi si ricorda quando ha lasciato fuori la carne a scongelare e per rompere l’anima a chissà quanti sprovveduti e violarne la privacy telefonando sempre e puntualmente quando ognuno di quelli nell’elenco sta desinando, si incazza con l’amica, con cui divide il bilocale, che si chiama Laura, e: ma sei stata tu a tirar fuori la carne da scongelare? E il gas acceso, l’altro giorno? All’improvviso, fa: dovevo comprare il pane lungo la strada per stasera, e noi: ma dai, c’è la busta dei panini, ne abbiamo prese due, sai per ogni evenienza. A mia madre piacciono i bucatini all’amatriciana, e noi: portala la prossima volta; e lei: mia sorella, che studia all’Università della Calabria, sta sempre a mangiar fuori e non la vediamo mai, va matta per le linguine alla carbonara, anche al pesto, ama la pasta di qualsiasi tipo, anche i maccheroni di casa, e le orecchiette, gli gnocchi, anche quelli sardi, che…si chiamano…come si dice? “gnocchetti”, e ci sono anche quelli verdi, che son tirolesi…te li facciamo assaggiare…anche a tua sorella, se riesci a vederla. Ma a un certo punto mi alzo in piedi e le dico: Alessia, la conosci l’estensione di Iske alla legge di Parkinson? E lei mi guarda allibita. Con la forchetta sospesa in aria, quanto è passato, un quarto di minuto, o 25 secondi? “Lo stomaco si espande fino a contenere tutte le vaccate disponibili”. E lei: ma è vero che la lunghezza di un minuto dipende dal lato della porta del bagno da cui ti trovi? E mia moglie: tu o tua sorella? Lei si mette a ridere a più non posso e: sarà stato per le banane acerbe, le uso tutte prima che siano mature. Ma come cazzo faccio? Se le compro mature, marciranno prima che le usi, almeno le ultime dieci delle venticinque al giorno che mi faccio. E: e tu prendi tutte queste banane? Ma lo sai che la vita di una rompicazzo di una società telefonica è inversamente proporzionale al suo costo e direttamente all’uso che fa delle banane? Lei ride che io non ho mai visto ridere un’immigrata che lavora nei call-center così di gusto come questa Alessia, che, si vede che ha visto molta Tv, perché a questo punto smette di ridere e seria: sapete che se hai visto Il tenente Colombo una sola volta  e lo guardi un’altra volta, sarà una replica dello stesso episodio, e che alla terza succede lo stesso, tanto che dici adesso chiamo ‘sto tenente del cazzo e li faccio arrestare tutti quelli di Retequattro? Insomma, siamo arrivati alla fine del pranzo e il telefono squilla: lei mi guarda per vedere che faccio. Io mi alzo lentamente: rispondo? E lei: e se sono io, che fai, non mi rispondi?
||| Il Poeta e la SIP. VS Gaudio