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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

MARCOVINICIO ▒ MALMAISON

MALMAISON


a cura di Federico Piccari

MALMAISON


€ 15 - 64 pagine, 25 X 21
Catalogo della mostra Malmaison, progetto site specific dell'artista Marcovinicio per Fondazione 107.
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a cura di Federico Piccari

MALMAISON


€ 15 - 64 pagine, 25 X 21
Catalogo della mostra Malmaison, progetto site specific dell'artista Marcovinicio per Fondazione 107
Inaugurata  giovedì 14 settembre dalle ore 18 alle ore 21 
15 settembre - 26 novembre 2017 • orario: giovedì-domenica 14-19 
Fondazione 107 presenta Malmaison, mostra personale di Marcovinicio. Si tratta di un nucleo di disegni e dipinti inediti, appositamente realizzati dall’artista in un progetto organico nato per lo spazio espositivo di Fondazione 107. Il titolo Malmaison – dal latino mala mansio – richiama una località dell’Ile-de-France nota per essere stata un rifugio di pirati nel IX secolo. Anche Marcovinicio costruisce uno spazio fisico all’interno di Fondazione 107, lo fa delimitando un territorio che sin dal primo sguardo risulta estraneo al contesto in cui è inserito, un’astronave atterrata in uno spazio industriale. Si tratta di una camera le cui pareti sono assemblaggi di oggetti tipici di un’abitazione borghese del XX secolo, mobili, chincaglierie, tappeti, dipinti difficilmente identificabili negli autori, lo stesso portale d’ingresso è ricavato da una parete di mobili assemblati. All’interno una poltrona, oggetti sparsi e negli armadi indumenti, orpelli contemporanei, simboli di una presenza umana ma anche riferimenti alla storia dell’arte. La camera si presenta come una costruzione geometrica, volume che riflette uno spazio mentale, un luogo di raccoglimento, per indurci, una volta accolti e comodamente seduti ad esplorare un altrove. L’evocazione ad uno stato nomadico è immediata. D’altronde un pittore concentrato sulla pittura in questo scorcio di secolo non è un viandante? Qualcuno perso nella lucida consapevolezza di affrontare una sfida quasi impossibile. Secoli di pittura ci stanno a guardare, Marcovinicio non rinnega i suoi riferimenti ai grandi del passato (Gauguin, Van Gogh, Segantini), attraverso gli oggetti del suo mondo/quotidiano mette in palio una nuova sfida. Reinventa il suo modo di dipingere inserendo un tratto frenetico, elettrico, un segno che vibra, graffiato, che costringe l’osservatore a rincorrere lo sguardo, trattenendo la visione di insieme nell’inseguimento del particolare in una corsa che si trasforma in vortice. Costruisce, frammenta e decostruisce in un puzzle i riferimenti del suo quotidiano, esploso e sviscerato dopo 30 anni di silenziosa disciplina. Con questa nuova serie di dipinti Marcovinicio si mette a nudo, concedendosi la più ampia libertà di azione di ciò che è il suo unico nutrimento: la pittura. I dipinti diventano esplosioni tanto da poter essere girati sottosopra, capovolti di 180 gradi, in verticale o in orizzontale. È così che l’urlo di Marcovinicio si realizza all’interno di questa stanza-astronave in una situazione di calma apparente, spazio delimitato, perimetro definito, luogo apparentemente protetto, tutto ciò ci permette una pausa, la possibilità di farci sognare, di aprirci ad un mondo diverso completamente a soqquadro. Marcovinicio decide di andare controcorrente, lasciando da parte le tecnologie, internet, la comunicazione veloce, l’immagine rapida, rubata, insomma gli stratagemmi contemporanei, per affidarsi alla pittura ad olio, il mezzo espressivo senza tempo e dichiarare la sua visione di fronte alla perdita del sogno. Troviamo così nei suoi dipinti nuovi elementi: pantaloni, giubbe, coccodrilli, maschere africane, mucche che escono da armadi, tronchi rutilanti, paesaggi con all’interno lavatrici e chitarre e uomini donna o donne uomo, caffettiere, giubbe, cappelli,serpenti, cavalletti per dipingere talvolta rovesciati, cani, lo stesso armadio ripreso dall’alto diventa un contenitore – bara dove un serpente, simbolo del desiderio, mantiene la sua presenza anche oltre la morte. Il desiderio di dipingere come atto estremo di un rapporto erotico, si perpetua oltre il tempo di noi mortali. Il colore dei dipinti è spregiudicato, rosa che si contrappongono ai neri, gialli con azzurri, verdi ossido con le terre, non potrebbe essere altrimenti, i contrasti sono estremi, quando si decide di esplorare, di abbandonare il conosciuto, i limiti si annullano, così Marcovinicio si libera di ogni pudore si mette in gioco sino a creare degli spazi-oggetto evocati dalla esclusiva mancanza di colore, pallottole che vagano verso il vuoto, spari nell’infinito. Sorprendersi per sorprenderci, in questo mettersi in gioco l’artista si è tolto le protezioni e si pone (ci pone) di fronte ad un nuovo linguaggio di cui in questa mostra vediamo solo l’inizio. FONDAZIONE 107 via Sansovino 234, Torino Ingresso: 8 euro; ridotto (dai 13 ai 18 anni) 5 euro Ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte Visite guidate su prenotazione e tutte le domeniche alle ore 17 Informazioni: +39 011 4544474 . www.fondazione107.it . info@fondazione107.it