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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il gioco della Tigre a Ushuaia ◊ La posa del caffè e la psicanalisi 52


Una chota di Albidona e il gioco della Tigre a Ushuaia
La posa del caffè e la psicanalisi 52
In A3 e C3 vanno sistemate le tigri, 
tra ascendente e discendente...
Nel Bengala, questo mi disse mio Nonno sul finire degli anni sessanta, lo schema del gioco della tigre è un quadrato, diviso a sua volta in 16 quadrati tagliati diagonalmente.
Nei punti di intersezione delle linee vengono sistemate le pedine, che possono essere spostate da un punto all’altro della scacchiera, sempre seguendo le rette segnate.
Lo giocavo in due, anche ad Ushuaia: uno riceve due pedine, che sono le tigri; l’altro venti pedine, che sono le capre.
Spesso l’ho giocato con Aurelia, che, a volte, voleva le due pedine e le tigri.
Le tigri vanno sistemate in A3 e C3, che sono i punti nodali, i punti centrali dei rombi dell’est e dell’ovest.
Le capre, in gruppi di 5, vanno messe in B2, B4, D2, D4. B2 e B4 sono i punti nodali dei rombi del sud e del nord, medio cielo e fondo cielo.
Le tigri mangiano le capre saltando loro sopra, purché l’incrocio seguente, sulla stessa linea retta, sia vuoto; Aurelia perciò, che aveva spesso le capre, doveva perciò fare in modo da accerchiare le mie tigri, per non farle spostare. Comunque, le sue capre non potevano mai prendere le mie tigri.
Aurelia cominciava sempre lei a giocare, perché aveva le capre: prendeva una delle pedine qualsiasi dai quattro punti indicati e la spostava, un passo alla volta; poi spostavo la tigre, se mangiavo la capra avanzavo di due posti.
Se saltavo sopra un gruppo delle 5 capre, solo 1 ne potevo mangiare, e Aurelia era soddisfatta, perché voleva che tornassi a mangiare tutte le altre capre.
Noi non lo chiamavamo “Bagh-Bandi”, come lo chiamavano in India e a Ceylon. Giochiamo alla Tigre, o alle tigri, se volevamo che fossero 4 le tigri: “el juego del tigre” ; le capre, las cabras, potevano essere minimo 7 e massimo 32, tanto potevano essere anche come chotas, e Aurelia non era che una chota(1), inconfondibile: una chota di Albidona a Ushuaia! A volte invece delle capre, via: Aurelia metteva delle vacche o delle porche: vacas, anche putas, senza mezzi termini, y perras: una perra francoprovenzale a Ushuaia! E le pedine, certe sere infinite, entravano una alla volta in gioco, invece di essere disposte già fin dall’inizio sulla scacchiera. Una puta, una perra(2), una vaca, una chota
Una volta dissi a mio nonno che le tigri, nei punti nodali dei due rombi, stavano nell’intersezione del desiderio e dell’angoscia, un po’ come nel rombo di Lacan. E Aurelia, allora? Mi chiese mio Nonno.
Nei punti vuoti del Super-io, o dello stato cosiddetto dell'Adulto di Eric Berne, tra il tuo oggetto “a” e l’analemma esponenziale di questo oggetto “a” così come in quel gioco e in quel momento, in quella fase, lei lo faceva passare al Medio Cielo del tuo meridiano. Era un gioco sado-orale, inequivocabile, a volte, quando si procedeva a rilento, con un’aggiunta sado-anale.
La tua pulsione “s”, anche quando volevi dare e proteggere, sotto l’apparente strato di umiltà, questa muove l’erotismo sadico della tigre.
La sua pulsione “d”, quel suo erotismo anale, tra fedeltà e cupidità, e feticismo, quel suo bisogno di collezionare tigri o di farsi capra o vacca senza freno e misura(3).


(1) Cfr. loc. Estar como una chota: "essere matto come un cavallo". Ma non si tenga sotto senso il "choteo" che è lo "sfottò", la "presa per i fondelli" e, naturalmente, lo schema verbale "chotear":  fam: burlarse de, "sfottere".
(2) Da qui, sempre fam, Mio Nonno arrivava spesso alla cosiddetta "chucha", che allittera nel nostro dialetto la "ciuccia" che viene dall'Albidona) ed è, in spagnolo, laggiù a Ushuaia, semplicemente "bastarda".
(3) D'altra parte, Aurelia, in quanto "chota", allitterava, al tuo orecchio, dissi a Mio Nonno, "pota", come se fosse il femminile di "pote", pentola o casseruola che fosse se non vasetto, non ti veniva spesso dire riferendoti a lei: "aquella pota de miel", col lapsus: "aquella puta de miel" ? Fin'anche, di converso,  a "chota de miel"...