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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè 55 ▐ Il Fossil del Sax e lo Zahir del 13 novembre


La posa del caffè e la psicanalisi 55
V.S. Gaudio e il Fossil che, visto nella vetrina di un negozio di via San Felice a Bologna, la moglie Marisa Aino gli regalò negli anni Novanta.

!1. Così come lo Zahir di Borges, il Fossil del Sassofono[i], senza ore, giunse nelle mie mani. Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di novembre[ii]: sono da qualche giorno, prima della luna piena del 12, preso dal Dab del Martinguhing[iii], che è come lo Zahir, e il denaro, un ente astratto, tempo futuro, analemma esponenziale del mio oggetto “a”, è tempo imprevedibile, scrisse Borges: tempo di Bergson, il Fossil, quel Fossil donatomi da chi costituisce e radica il mio oggetto “a”, e le sue diramazioni temporali tra passato e futuro, è quella stessa moneta da venti centesimi di Borges, avuta, come resto, in una mescita per un’aranciata.
Il Fossil sembra che per questo 13 novembre sia il meridiano o lo gnomone, senza mezzi termini, del Martinguhing, che, essendo come lo Zahir, che, in arabo, vuol dire notorio, visibile, mai così ostentato e visibile quanto in quella immagine del Dab, è uno dei novantanove nomi del gaudio o dell’oggetto “a” che è lo Zahir del gaudio.
la bottiglia di Shiraz 
(o: Syrah, così come è in uso
nelle denominazioni igt in Italia):
questa del 2018 è del Baglio Chitarra
Cantina Sociale di Marsala
Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di novembre, il poeta ha stappato già per tempo una bottiglia di Shiraz, senza rammentare minimamente che ci fu quel monaco poligrafo che narrò che in una scuola di Shiraz v’era un astrolabio di rame, “costruito in tal modo che chi lo guardava una volta non pensava più ad altro” e non sta fantasmando da più giorni quel Martinguhing per dimenticare l’universo?
Il Martinguhing, d’altronde, in quell’immagine così prefissata, sembra che possa essere nella posizione della Tigre Rossa che salta, e il poeta-visionatore è in questa visione che si è perduto o è in questa visione della tigre che la perdizione del suo oggetto “a” ascende al meridiano lungo l’asse stesso del bagliore didonico, o di Ecate, dello gnomone, del Fossil, del Martinguhing.
Il tempo rafforza lo Zahir, e quel Dab, e così quel Fossil, da cui ha avuto origine l’immagine assoluta della Tigre Rossa che è il Dab e il Martinguhing, che, stando all’asse del suo bagliore didonico, quello di Ecate, è l’occhio di Al-Debaran, che per gli Arabi era comunque anche l’occhio di Dio; per i kabbalisti, quello stesso fascio luminoso dello gnomone è Diaih, la Porta della Luce, che, presso i Cinesi, era il sieou Tsan, il Cuore del Guerriero Tsan, nient’altro che Orione; lo Zahir che nell’astrolabio di Shiraz, come se fosse il bagliore didonico di Ecate, allarga la costellazione del Martinguhing tra Orione e Al-Debaran.
Ci sono dei tempi in cui, per questo, il Fossil per anni non è al polso del poeta-visionatore ma, come in Borges lo Zahir, nel fondo di un pozzo, in una scatola nel ripostiglio nell’angolo sud-est del pantano fin quando, semplicemente, giungerà nelle mani del poeta dal fondo del cassettone nella stanza del camino, se non, nel tardo pomeriggio del quattordici novembre, dopo aver bevuto un bicchierino di vermouth Carpano, quasi come se lo dovessimo pagare, come Borges, con lo Zahir, eccolo scaturire, nella sua custodia di latta, da un cofanetto nel primo cassetto del comò…indubbiamente, adesso che Marisa l’ha ritrovato, questo Fossil racchiude la storia universale e la sua infinita concatenazione di effetti e di cause, e anche di bioritmi del mondo visibile che è intero in ogni sua rappresentazione, il Fossil è un microcosmo, un simbolico specchio dell’universo, tra sogno e realtà, oggetto “a” e suo analemma esponenziale nel tempo e lungo le ascensioni al meridiano del visionatore,nelle ore deserte della notte e anche nella passeggiata di mezzogiorno, il Fossil e il Dab, lo Zahir e il Martinguhing chi sarà logorato a forza di pensarlo e ripensarlo, e quale nome avrà tra i novantanove possibili, chi c’è dietro le ore inesistenti o cancellate del Fossil?
“Il narratore[che] è un asceta che ha rinunciato al commercio con gli uomini e vive in una specie di deserto”[iv]? O il serpente Fafnir che custodisce il tesoro sul quale giace nel Pantano, quello  della Commenda Gerosolimitana? E, anche, per il candore e la semplicità della sua vita, quell’angelo che è il poeta-visionatore, che, avuto al suo polso quel Fossil, si fece famoso incantatore che si impossessava di infiniti oggetti d’amore? E poi non scrisse Borges che, “senza andare a cercare più lontano”, egli stesso ha sgozzato suo padre, e giorno e notte, da poeta-visionatore, vegliò sul Fossil fin quando, temendo di logorarlo, lo ripose prima nell’astuccio di latta e poi nel cofanetto nell’angolo più remoto del primo cassetto del comò?
Anche perché non è possibile che, avendo visto allora, un tempo, il poeta, infiniti processi che formavano un solo gaudio e, comprendendo ormai tutto, poté anche capire la scrittura della tigre? Che, questo scrisse Borges, “è una formula di quattordici parole casuali(che sembrano casuali)”[v] e 14 è oggi quando il Fossil viene alla luce e 14 è il numero del Martinguhing

L'astuccio di latta del Fossil,
poggiato sulla pagina 101
(che è quella dell'inizio di "Lo Zahir")
di una edizione italiana
de L'Aleph di Borges
nel periodico bisettimanale
"Universale Economica Feltrinelli"
n.334
2. La porta della luce e l’angelo incantatore che svolge il suo oggetto “a”, il cui analemma esponenziale di volta in volta passa al meridiano per farsi Zahir del momento e affascinare, nel suo piacere singolare, il poeta-visionatore.
Ineffabile, sull’astuccio di latta del Fossil regalato al poeta, c’è scritto “Unwind”, che è lo schema verbale del “dipanarsi” , dello “svolgere”, dello “srotolare”. Ma, dentro il piacere singolare in cui, mettiamo in questo arco di tempo, il Martinguhing passa al meridiano del visionatore, lo schema verbale è anche quello del “rilassarsi”: a forza di pensarlo e ripensarlo, o, semplicemente, guardarlo dentro quell’orologio, per tutto il tempo in cui si fa Zahir per essere visto in quell’immagine della figura della tigre rossa così immobilizzata per ascendere al proprio meridiano lungo o all’ombra del suo gnomone, quando finalmente sarà tutto “srotolato” o “svolto” allora il poeta-visionatore comincerà a “rilassarsi” discendendo lungo il meridiano del suo oggetto “a” dal Medio Cielo al Fondo Cielo. Lo schema verbale dello “svolgere” implica che la tigre sia infinita, come se fosse fatta di molte tigri, in modo vertiginoso, anche se è risaputo che il Misericordioso non permette che, nello stesso tempo, possano ascendere  al meridiano del visionatore due figure del proprio oggetto “a”: scrisse Borges che c’è sempre uno Zahir e che nell’Età dell’Ignoranza fu l’idolo che si chiamò Yaúq, e scrisse il poeta che per ora questo mio Zahir, o come scrisse la parola Taylor: Zaheer, può essere l’idolo che si chiamò Fossil cosiddetto “Unwind” che, per quanto possa essere un simbolico specchio dell’universo e dell’anima del poeta e perciò tanto più intollerabile, a ripeterne il nome, questa era la volta di Martinguhing, novantanove volte o finché non voglia più dire nulla, è in questo discendere lungo lo schema verbale dell’”Unwind”, del “rilassarsi”, che finirò con il logorare il mio (-phi) all’ombra o lungo lo gnomone di quel Martinguhing così svolto, srotolato e ammansito.
Il Fossil del Sax è lo specchio dello strumento musicale
del Martinguhing...
3. Il Fossil del Sassofono è lo specchio dello strumento musicale del Martinguhing, che già come segno suona sempre qualcosa che sta tra cornetta e fagotto. Il suo bagliore didonico, o la porta della Luce, se vogliamo, che è la sua Ecate, nella misura e nel ritmo dell’opposizione con Saturno, nel manazil di Al-Debaran, la stella dell’occhio nella costellazione del Toro, è strettamente aderente, per antisci, al mezzopunto Mercurio/Plutone del poeta-visionatore: ecco la ragione geometrica di questa connessione tra lo strumento a fiato del Fossil, ottone, e lo strumento a serbatoio d’aria del Martinguhing, che, va da sé, potrebbe essere anch’esso il sassofono stesso del Fossil del poeta. La guiggia con cui lei artiglia la visione, “succo schiacciato e colata o macchia azzurra del tessuto” ebbe a scrivere il poeta stesso in un poemetto, “quando il suono tira tra bocca e solco delle natiche”[vi]: fu per questo che vide la barda della puledra come se fosse la groppiera e la fibra della sera, nonostante tutto quel rosso, l’ombra lunga del suo passaggio al meridiano con tutta l’alterità radicale e assoluta di un altrove che ha l’eccesso dell’irriducibile artificio della sottigliezza agonistica così suonata dal sassofono per tutta la patafisica armure del suo pondus di legno e d’ottone anche col fiancale tutto blu[vii].



[i] Fossil Limited Edition [Reg.TM © 1994]10000/8223.
[ii] Cfr. Jorge Luis Borges, Lo Zahir, in: Idem, L’Aleph, © 1952.
[iii] Cfr. V.S. Gaudio, L’armure di Miss Martinguhing, in Uh Magazine , 2017/12.
[iv] Cfr. Jorge Luis Borges, Lo Zahir, cit.
[v] Cfr. Jorge Luis Borges,La scrittura del dio, in: Idem, L’Aleph© 1952.
[vi] Cfr. la 12 in V.S. Gaudio, L’armure di Miss Martinguhing, cit. e linkabile alla nota iii.
[vii] Inequivocabile, nello stesso poemetto, l’anticipazione della connessione col Fossil, quando nella 5 il poeta fa apparire il  cadran solaire et lunaire” del Martinguhing. Il quadrante, la meridiana,  di Ecate, il quadrante del Sax!