La posa del caffè e la
psicanalisi 55
V.S. Gaudio e il Fossil che, visto nella vetrina di un negozio di via San
Felice a Bologna, la moglie Marisa Aino gli regalò negli anni Novanta.
!1. Così come
lo Zahir di Borges, il Fossil del Sassofono[i],
senza ore, giunse nelle mie mani. Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di
novembre[ii]:
sono da qualche giorno, prima della luna piena del 12, preso dal Dab del Martinguhing[iii],
che è come lo Zahir, e il denaro, un
ente astratto, tempo futuro, analemma esponenziale del mio oggetto “a”, è
tempo imprevedibile, scrisse Borges: tempo di Bergson, il Fossil, quel Fossil donatomi da chi costituisce e radica il mio
oggetto “a”,
e le sue diramazioni temporali tra passato e futuro, è quella stessa moneta da
venti centesimi di Borges, avuta, come resto, in una mescita per un’aranciata.
Il Fossil
sembra che per questo 13 novembre sia il meridiano o lo gnomone, senza
mezzi termini, del Martinguhing, che,
essendo come lo Zahir, che, in arabo,
vuol dire notorio, visibile, mai così ostentato e visibile quanto in quella
immagine del Dab, è uno dei
novantanove nomi del gaudio o dell’oggetto “a” che è lo Zahir
del gaudio.
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la bottiglia di Shiraz
(o: Syrah, così come è in uso
nelle denominazioni igt in Italia):
questa del 2018 è del Baglio Chitarra
Cantina Sociale di Marsala
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Oggi, come lo fu per Borges, è il
tredici di novembre, il poeta ha stappato già per tempo una bottiglia di Shiraz, senza rammentare minimamente che
ci fu quel monaco poligrafo che narrò che in una scuola di Shiraz v’era un
astrolabio di rame, “costruito in tal modo che chi lo guardava una volta non
pensava più ad altro” e non sta fantasmando da più giorni quel Martinguhing per dimenticare l’universo?
Il Martinguhing,
d’altronde, in quell’immagine così prefissata, sembra che possa essere nella
posizione della Tigre Rossa che salta,
e il poeta-visionatore è in questa visione che si è perduto o è in questa
visione della tigre che la perdizione del suo oggetto “a” ascende al meridiano lungo l’asse
stesso del bagliore didonico, o di Ecate, dello gnomone, del Fossil, del Martinguhing.
Il tempo rafforza lo Zahir, e quel Dab, e così quel Fossil,
da cui ha avuto origine l’immagine assoluta della Tigre Rossa che è il Dab e il Martinguhing, che, stando all’asse del suo bagliore didonico,
quello di Ecate, è l’occhio di Al-Debaran, che per gli Arabi era
comunque anche l’occhio di Dio; per i kabbalisti, quello stesso fascio luminoso
dello gnomone è Diaih, la Porta della Luce, che, presso i Cinesi,
era il sieou Tsan, il Cuore del Guerriero Tsan, nient’altro
che Orione; lo Zahir che nell’astrolabio
di Shiraz, come se fosse il bagliore
didonico di Ecate, allarga la costellazione del Martinguhing tra Orione e
Al-Debaran.
Ci sono dei tempi in cui, per questo,
il Fossil per anni non è al polso del
poeta-visionatore ma, come in Borges
lo Zahir, nel fondo di un pozzo, in
una scatola nel ripostiglio nell’angolo sud-est del pantano fin quando,
semplicemente, giungerà nelle mani del poeta dal fondo del cassettone nella
stanza del camino, se non, nel tardo pomeriggio del quattordici novembre, dopo
aver bevuto un bicchierino di vermouth Carpano, quasi come se lo dovessimo
pagare, come Borges, con lo Zahir,
eccolo scaturire, nella sua custodia di latta, da un cofanetto nel primo
cassetto del comò…indubbiamente, adesso che Marisa l’ha ritrovato, questo Fossil racchiude la storia universale e
la sua infinita concatenazione di effetti e di cause, e anche di bioritmi del
mondo visibile che è intero in ogni sua rappresentazione, il Fossil è un microcosmo, un simbolico
specchio dell’universo, tra sogno e realtà, oggetto “a” e suo analemma esponenziale nel
tempo e lungo le ascensioni al meridiano del visionatore,nelle ore deserte
della notte e anche nella passeggiata di mezzogiorno, il Fossil e il Dab, lo Zahir e il Martinguhing chi sarà logorato a forza di pensarlo e ripensarlo, e
quale nome avrà tra i novantanove possibili, chi c’è dietro le ore inesistenti
o cancellate del Fossil?
“Il narratore[che] è un asceta
che ha rinunciato al commercio con gli uomini e vive in una specie di deserto”[iv]?
O il serpente Fafnir che custodisce il tesoro sul quale giace nel Pantano,
quello della Commenda Gerosolimitana? E,
anche, per il candore e la semplicità della sua vita, quell’angelo che è il poeta-visionatore, che, avuto al suo
polso quel Fossil, si fece famoso
incantatore che si impossessava di infiniti oggetti d’amore? E poi non scrisse
Borges che, “senza andare a cercare più lontano”, egli stesso ha sgozzato suo
padre, e giorno e notte, da poeta-visionatore,
vegliò sul Fossil fin quando, temendo
di logorarlo, lo ripose prima nell’astuccio di latta e poi nel cofanetto nell’angolo
più remoto del primo cassetto del comò?
Anche perché non è possibile che,
avendo visto allora, un tempo, il poeta, infiniti processi che formavano un
solo gaudio e, comprendendo ormai tutto, poté anche capire la scrittura della
tigre? Che, questo scrisse Borges, “è una formula di quattordici parole
casuali(che sembrano casuali)”[v] e
14 è oggi quando il Fossil viene alla luce e 14 è il numero del Martinguhing…
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L'astuccio di latta del Fossil,
poggiato sulla pagina 101
(che è quella dell'inizio di "Lo Zahir")
di una edizione italiana
de L'Aleph di Borges
nel periodico bisettimanale
"Universale Economica Feltrinelli"
n.334
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2. La porta della luce e l’angelo
incantatore che svolge il suo oggetto
“a”,
il cui analemma esponenziale di volta in volta passa al meridiano per farsi Zahir del momento e affascinare, nel suo
piacere singolare, il poeta-visionatore.
Ineffabile, sull’astuccio di latta del
Fossil regalato al poeta, c’è scritto “Unwind”,
che è lo schema verbale del “dipanarsi” , dello “svolgere”, dello “srotolare”.
Ma, dentro il piacere singolare in cui, mettiamo in questo arco di tempo, il Martinguhing passa al meridiano del
visionatore, lo schema verbale è anche quello del “rilassarsi”: a forza di
pensarlo e ripensarlo, o, semplicemente, guardarlo dentro quell’orologio, per
tutto il tempo in cui si fa Zahir per
essere visto in quell’immagine della figura della tigre rossa così immobilizzata
per ascendere al proprio meridiano lungo o all’ombra del suo gnomone, quando
finalmente sarà tutto “srotolato” o “svolto” allora il poeta-visionatore comincerà a “rilassarsi” discendendo lungo il
meridiano del suo oggetto “a” dal Medio Cielo al Fondo Cielo. Lo schema
verbale dello “svolgere” implica che la tigre sia infinita, come se fosse fatta
di molte tigri, in modo vertiginoso, anche se è risaputo che il Misericordioso
non permette che, nello stesso tempo, possano ascendere al meridiano del visionatore due figure del
proprio oggetto “a”: scrisse Borges che c’è sempre uno Zahir e che nell’Età
dell’Ignoranza fu l’idolo che si chiamò Yaúq, e scrisse il poeta che per ora
questo mio Zahir, o come scrisse la parola Taylor: Zaheer, può essere l’idolo
che si chiamò Fossil cosiddetto “Unwind” che, per quanto possa essere un
simbolico specchio dell’universo e dell’anima del poeta e perciò tanto più
intollerabile, a ripeterne il nome, questa era la volta di Martinguhing, novantanove volte o finché non voglia più dire nulla,
è in questo discendere lungo lo schema verbale dell’”Unwind”, del “rilassarsi”, che finirò con il logorare il mio (-phi) all’ombra o lungo lo gnomone di
quel Martinguhing così svolto,
srotolato e ammansito.
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Il Fossil del Sax è lo specchio dello strumento musicale
del Martinguhing... |
3. Il Fossil del Sassofono è lo
specchio dello strumento musicale del Martinguhing,
che già come segno suona sempre qualcosa che sta tra cornetta e fagotto. Il suo
bagliore didonico, o la porta della Luce, se vogliamo, che è la
sua Ecate, nella misura e nel ritmo
dell’opposizione con Saturno, nel manazil di Al-Debaran, la stella dell’occhio
nella costellazione del Toro, è strettamente aderente, per antisci, al
mezzopunto Mercurio/Plutone del
poeta-visionatore: ecco la ragione geometrica di questa connessione tra lo
strumento a fiato del Fossil, ottone,
e lo strumento a serbatoio d’aria del Martinguhing,
che, va da sé, potrebbe essere anch’esso il sassofono
stesso del Fossil del poeta. La guiggia con cui lei artiglia la visione, “succo
schiacciato e colata o macchia azzurra del tessuto” ebbe a scrivere il poeta
stesso in un poemetto, “quando il suono tira tra bocca e solco delle natiche”[vi]:
fu per questo che vide la barda della puledra come se fosse la groppiera e la
fibra della sera, nonostante tutto quel rosso, l’ombra lunga del suo passaggio
al meridiano con tutta l’alterità radicale e assoluta di un altrove che ha l’eccesso
dell’irriducibile artificio della sottigliezza agonistica così suonata dal
sassofono per tutta la patafisica armure del suo pondus di legno e d’ottone
anche col fiancale tutto blu[vii].
[i] Fossil Limited Edition
[Reg.TM © 1994]10000/8223.
[ii] Cfr. Jorge Luis Borges,
Lo Zahir, in: Idem,
L’Aleph,
©
1952.
[iv] Cfr. Jorge Luis Borges,
Lo Zahir, cit.
[v] Cfr. Jorge Luis Borges,La scrittura del dio, in: Idem, L’Aleph, © 1952.
[vi] Cfr. la 12 in V.S. Gaudio,
L’armure di Miss Martinguhing, cit. e
linkabile alla nota iii.
[vii] Inequivocabile, nello
stesso poemetto, l’anticipazione della connessione col
Fossil, quando nella 5 il poeta fa apparire il
“
cadran
solaire et lunaire” del
Martinguhing.
Il quadrante, la meridiana,
di Ecate, il
quadrante del Sax!