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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Il desiderio omometrico ≡


Il desiderio omometrico


La co-presenza qui in  El Tomi dentro la sexistencia esplode, c’è un legame istantaneo, e tuttavia separato, tra Simone Dauffe che sta facendo o la farà come se fosse la sozzura depositabile e divisibile fatta alla maniera de L’abbè C. di Bataille, siamo nell’ambito dell’anteriorità del poetico, per dirla con Barthes, non vi sono congiunzioni, paratassi del fantasma e dell’oggetto “a”, paratassi dell’analemma esponenziale: Simone, che non è quella del sonar a Chambéry, ma quest’altra in un’altra latitudine, e la figura, l’attante, di El Tomi nella sexistencia, e tutte due la stanno facendo per il poeta-visionatore : è questo, può dire costui e lei, vedendosi così fatta, riapparendo tutta per il poeta, e: È questo che vuoi?
E a guardarla così messa: è come in un haiku, non c’è istanza di verità, forse l’ipertrofia del dettaglio vero, la forma breve di quello che sta facendo, come quando una che fa la tuffatrice non salta sul simbolo, sul trampolino, piegata per prendere il volo, ha una taglia esatta, “omometria”, disse Barthes, come eguaglianza di misura  tra il dire e il detto, tra il desiderante e il visionatore. E’ questo! L’enigma sta da un’altra parte.
Simone gliela sta facendo, non salta nel simbolo e non è su un trampolino, anche le stelle sono troppo lontane, ammesso che ci sia una finestra: è a pulsione sadoanale, l’aveva detto il poeta; vai a vedere:→ mentre si sta facendo un test , fatto dal visionatore per “La Stampa” del XX secolo e, allora, Bataille lo suggerisce e El Tomi lo raffigura. Sarebbe questo il desiderio omometrico? La cattura istantanea del visionatore ad opera della cosa stessa, che è come se fosse uno schema verbale o un avverbio: assolutamente, è questo! Che cosa sta facendo assolutamente? Quello che è, non c’è nient’altro da dire e da guardare. Ovvero: non si può dire, ed è precisamente così, il contrario del reale e del realismo, sotto la maschera dell’esattezza, scrisse Barthes, donazione folle di senso. E quindi la naturalità della cosa e il buco che fa accedere alla Differenza.
v.s. gaudio