Carlo Pava
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Altan, l’Italia di Cipputi
Mondadori, 2005
[a cura di Edmondo Berselli]
Senza sminuire i meriti di Altan, uno di quei libri
che si compravano in un gazebo di remainders e libri usati, soprattutto quando
si era in vacanza al mare o in visita ai mercatini [un’annotazione
autobiografica, riduttiva]. En passant, solo là si trovavano molti volumi
negletti e illustratissimi sulle più svariate curiosità: arti cosiddette
minori, collezionismi, cronache e storie lontane dalla Grande Cronaca e dalla
Grande Storia, detto in senso positivo.
Cipputi, l’operaio comunista, nella volontà del suo
vignettista e secondo la ripartizione storica indicata dal curatore, ha
attraversato gli avvenimenti sociali e politici d’Italia dagli anni settanta ai
giorni nostri, nel caso specifico dal 1977 al 2004, dagli “anni di piombo”
all’attuale “repubblica delle banane”, passando per l’“era del cinghiale” [il
periodo di Bettino Craxi, sedicente socialista più sensibile alla Democrazia
Cristiana che alle forze di sinistra]. Le sue battute appassionate, ma anche
amare e feroci o ciniche, scambiate con i compagni di lavoro, oltre che con i
quadri e con i nipotini e con un collega tedesco in vacanza al mare, a posteriori
lasciano un senso di tristezza, nella consapevolezza che tutta quella storia
vissuta nella fede in un’ideologia era stata effimera, il mondo era
radicalmente cambiato come se gli operai critici e gli operai-massa [la classe
operaia] fossero svaniti in un miraggio, in un sogno a occhi aperti.
Il “realismo pessimista” stesso stava cambiando
bandiera: molti operai superstiti passati a destra, i soggetti collettivi
dispersi e spaesati, allo sbando. Nella “repubblica delle banane” [una formula
di Giovanni Agnelli] il lavoratore critico diventava una figura irrilevante nel
fronteggiare il trionfo del neo-fascismo democratico anti-democratico, la
dittatura sfumata e soft veniva tollerata a denti stretti, forse, dalla
comunità europea di qualità. Occorrevano nuove categorie sociali non allineate
nel trend a-critico [tutto TV e sazietà, disimpegno e happy hour], non con
falce e martello ma con cellulare e PC [il personal computer, non il Partito
Comunista]. Insomma, alla fine, Cipputi: un personaggio patetico o rétro. E
molte vignette satiriche apparivano incomprensibili con il passare del tempo,
bisognose di spiegazioni sui retroscena politici, sulle traduzioni sintetiche
dei mass media [i giovani non sapevano più nulla e non l’avrebbero mai
saputo?].
Quindi: quei disegni, del genere “omini delle vignette
umoristiche” [fatti in serie, supportati dalle battute che costituivano il vero
centro d’interesse ma, certo, contava anche l’interazione fra immagine e
testo]… dopo 10 o 15 anni? Per fortuna, Altan è autore di altri disegni, di
altri fumetti.