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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Cipputi e l'era del cinghiale 🐷


Carlo Pava
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Altan, l’Italia di Cipputi
Mondadori, 2005 
[a cura di Edmondo Berselli]
Senza sminuire i meriti di Altan, uno di quei libri che si compravano in un gazebo di remainders e libri usati, soprattutto quando si era in vacanza al mare o in visita ai mercatini [un’annotazione autobiografica, riduttiva]. En passant, solo là si trovavano molti volumi negletti e illustratissimi sulle più svariate curiosità: arti cosiddette minori, collezionismi, cronache e storie lontane dalla Grande Cronaca e dalla Grande Storia, detto in senso positivo.
Cipputi, l’operaio comunista, nella volontà del suo vignettista e secondo la ripartizione storica indicata dal curatore, ha attraversato gli avvenimenti sociali e politici d’Italia dagli anni settanta ai giorni nostri, nel caso specifico dal 1977 al 2004, dagli “anni di piombo” all’attuale “repubblica delle banane”, passando per l’“era del cinghiale” [il periodo di Bettino Craxi, sedicente socialista più sensibile alla Democrazia Cristiana che alle forze di sinistra]. Le sue battute appassionate, ma anche amare e feroci o ciniche, scambiate con i compagni di lavoro, oltre che con i quadri e con i nipotini e con un collega tedesco in vacanza al mare, a posteriori lasciano un senso di tristezza, nella consapevolezza che tutta quella storia vissuta nella fede in un’ideologia era stata effimera, il mondo era radicalmente cambiato come se gli operai critici e gli operai-massa [la classe operaia] fossero svaniti in un miraggio, in un sogno a occhi aperti.
Il “realismo pessimista” stesso stava cambiando bandiera: molti operai superstiti passati a destra, i soggetti collettivi dispersi e spaesati, allo sbando. Nella “repubblica delle banane” [una formula di Giovanni Agnelli] il lavoratore critico diventava una figura irrilevante nel fronteggiare il trionfo del neo-fascismo democratico anti-democratico, la dittatura sfumata e soft  veniva tollerata a denti stretti, forse, dalla comunità europea di qualità. Occorrevano nuove categorie sociali non allineate nel trend a-critico [tutto TV e sazietà, disimpegno e happy hour], non con falce e martello ma con cellulare e PC [il personal computer, non il Partito Comunista]. Insomma, alla fine, Cipputi: un personaggio patetico o rétro. E molte vignette satiriche apparivano incomprensibili con il passare del tempo, bisognose di spiegazioni sui retroscena politici, sulle traduzioni sintetiche dei mass media [i giovani non sapevano più nulla e non l’avrebbero mai saputo?].
Quindi: quei disegni, del genere “omini delle vignette umoristiche” [fatti in serie, supportati dalle battute che costituivano il vero centro d’interesse ma, certo, contava anche l’interazione fra immagine e testo]… dopo 10 o 15 anni? Per fortuna, Altan è autore di altri disegni, di altri fumetti.