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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

La barca di mio suocero e il détournement di Debord.⛵

 


Il détournement della barca di [Gaitàn’Aìnë]

La luce del détournement – scrisse Debord [1]- si propaga in linea retta e, poi,: ricordiamo che, durante la sua vecchiaia, quel marciume fascistizzante di D’Annunzio possedeva nel suo parco la prua di una torpediniera. Se si ignorano le motivazioni patriottiche, quel monumento non può che apparire divertente. Come sarebbe apparsa divertente la barca di mio suocero che, avevo timidamente suggerito a mia moglie Marisa Aino, la potremmo tenere qui sotto un fico, anche per via del baratto che una volta si faceva sul pontile delle Trebisacce: il vignarulo, metti mio nonno Parrotë, portava il paniere di fichi e il pescatore, se non l’armatore stesso, metti DuminikAìno, il nonno di mia moglie, gli dava un misto di fragaglia per la frittura; oppure, se non vogliono che stia sotto il fico, la possiamo tenere nell’aranceto di Mia Nonna dello Zen, anche sotto il nespolo, o anche, sarebbe surreale, nel mandorleto che mi spetta da Lucrezia Petrone, sorella di mia nonna, quasi al limite, al confine, con il territorio di Albidona, così ce la guarda Pippìn’i Gùnngùnn. Se si ignorano le stesse ragioni patriottiche o militari, vista la tirata del cosiddetto foglio matricolare per dare ai reduci della guerra, 30mila lire e, forse, a lato, riuscire a sfuggire alla vendetta di chi, amnistiato dal comunista Togliatti per i reati di guerra da impiccaggione, stava costruendo con un sistema di cattività, rispetto al quale il cosiddetto “Truman Show”, come quel monumento a Salò, non può che apparire spassoso!

Insomma: non se ne fece niente: io tentavo di estendere il détournement fino alla barca lasciata dal prode marinaio che fu mio suocero: mi pareva che l’esistenza non sarebbe stata da lì in poi mai troppo sconcertante, anzi in qualche modo e almeno in alcuni frangenti sarebbe stata davvero abbellita: anche la moglie di quello che era il terrore delle bollette[il messo comunale che come lo vedevano apparire, ognuno, artigiano, bottegaio, rigattiere, marinaio, zappatore, cercava di nascondersi per cercare  di non essere sottoposto al détournement tributario  fatto dai criminali fascisti, coordinati da quel Principe Nero della Cerchiara,il principale destinatario dell’amnistia comunista]ebbe a farci una volta una massima, nel portone dello gliarone che ci teneva in custodia a Trebisacce, tipo: “Siamo tutti sulla stessa barca!”, e io, per non offenderla: “Meravigliosi paesaggi si offrono alla vista dei navigatori”, ma anche, con un sorriso da ebete: “E tutti saremo specialisti della biologia litoranea dei mari temperati”; terrificante:”Sensazioni termiche e desideri dei navigatori che nella stessa barca di Gaitàn’Aìnë, un’ora prima dell’alba pisciano tutti in mezzo al mare dell’isola di Ogigia”. v.s.gaudio


1 Cfr. Guy Debord, Istruzioni per l’uso del détournement, 1956.