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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Carlo Pava ⛛ brutti tempi per i talentuosi in proprio

 

Carlo Pava

brutti tempi per i talentuosi in proprio

Quando uno scrittore o un artista si incammina sulla via della visibilità in TV e negli altri mass media minori deve destreggiarsi fra gli adulatori mentre se resta defilato di propria volontà o a causa delle circostanze socio-caratteriali si trova impastoiato nelle poche interazioni con gli ammiratori determinati a vendicarsi con i dispetti  terra terra, con le modeste persecuzioni alla loro portata, con il silenzio, con l’occultamento dei successi di nicchia gratificanti al cento per cento [e quindi tanto più una fonte di indispettimento e di inimicizia dissimulata fra le lodi standard o gli inviti a denti stretti]. Come procedere per i fatti propri in una passeggiata lungo l’argine di un fiume, in un panorama piatto ma affascinante, quello del Delta del Po, magari nella foschia o nella nebbiolina favorevole alla rielaborazione in un paesaggio interiore, una full immersion nell’immaginazione delle varietà della flora e della fauna, senza aspettarsi di imbattersi in assonanza con qualcuno della specie umana [soprattutto se frustrato], in basso del declivio, pronto a sferrargli una perticata sugli stinchi per farlo cadere auspicabilmente nel corso d’acqua abitato dai piragna d’acqua dolce originari del Sudamerica, esotici ma stranamente allevati anche dalle nostre parti. Un esempio: pubblicano qualcosa, questo sì, ma non mettono il nome nell’indice fra gli altri autori, lo dissolvono in una generica rubrica fra le curiosità, le lettere al curatore, in un magma indistinto delle inezie, nel grigiore dei personaggi ritenuti troppo stagliati all’orizzonte per il loro talento naturale da sottoporre hic et nunc a una stroncatura per partito preso.

Carlo Pava, un dazebao privato, “la psiche addormentata nel suo astuccio”, 2023, cm 50x70