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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un lin...

Carlo Pava ⛛ gli imbecilli vs l’operato critico della persona



                                             Carlo Pava

gli imbecilli vs l’operato critico della persona

Imbecilli i contemporanei per definizione? L’imbecille, il distratto o il malintenzionato ignaro di sé stesso: sprovvisto di baculus o del diminutivo bacillus, né un bastone né un appoggio, sine baculo o sine bacillo, quindi tendente a vacillare o a non reggersi bene in piedi se non sostenendosi a vicenda fra i simili più o meno casuali [poiché non riflette su nulla], gli adepti acritici del trend della robotizzazione in atto. Come minimo, al giorno d’oggi gli occorrerebbe un deambulatore ma resterebbe inadeguato. Per estensione: senza alcuna documentazione per indifferenza e per conformismo, senza letture, senza curiosità, senza dubbi e senza porsi domande, senza confronti diretti, senza la virtù e la pulsione del sapere di Odisseo [a volte sbagliando ma gli errori permettono di imparare, è la ricerca, è la filosofia anche se “debole”, per dirla con Gianni Vattimo], analfabeta o letterato, incolto o colto, lo spettatore passivo della TV, il lettore rintronato dai massaggi mentali e dai messaggi subliminali dei quotidiani del potere politico. Volendo sottolineare una digressione nella modalità della satira: le commissioni dei premi letterari, delle arti visive e così via, da quelli provinciali o locali al NOBEL, e i curatori di mostre intese come ammucchiate per cercare di attirare i visitatori degli spazi espositivi, gli editor[s] o gli antologizzatori per organizzare il pubblico ossia gli acquirenti e gli agenti dei settori del consumismo bisex.



Tutto un bailamme brulicante e costituente la realtà: il calderone per semifreddi. Mentre la persona [la parola personalizzata preferita da Luigi Pareyson], il soggetto, l’essere reale [non un numero marchiato], va rispettato come tale se decide di non farsi interpretare dopo un’esistenza trascorsa in balia del prossimo [per approfondire con cognizione di causa il libro del mondo immondo], giungendo a preferire di non distinguersi nella indistinzione socio-politica, sottraendosi agli sguardi indagatori [malevoli per definizione], nella ricerca della propria autenticità fino al punto di fottersene se lo si considera un mero individuo, un suddito sbiadito, la figura di un linguaggio sconosciuto, poiché soprattutto nell’età adulta o nella vecchiaia tende a valutare in  esclusiva e prioritariamente il proprio comportamento e i propri manufatti. Perfino a livello visivo: le zone d’ombra, le cancellazioni o gli enunciati sovrapposti, le lacune fra parentesi quadre, quadre e non rotonde [rammemoranti la sinuosità del rettile], calcano la frammentarietà dell’esistenza, dell’operato su cui grava la certezza dell’annullamento a breve o in là nel tempo, nel ciclo perpetuo della fine e dell’inizio, the end – incipit.

Carlo Pava, un dazebao, “il 2 giugno della Repubblica Italiana”, s. d. [la datazione indicata nel retro dell’opera], cm 50x70 [collezione pubblica, se non è stato rimosso]

Carlo Pava, la vignetta conclusiva dell’anti-fumetto “scatole vuote – viaggio – la Banda del Colosseo”, ixidem, 2011