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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Domenico Zipoli e la poesia figurata di Pavanello𝅘𝅥𝅮

 


Carlo Pava

Hermano Domingo e altri musici e cantori

Sergio Militello, “Domenico Zipoli – il sogno musicale di un Paradiso in Terra”, presentazione di Papa Francesco, Libreria Editrice Vaticana, 2018. Affascinante la figura di Domenico Zipoli da Prato [1668-1726], di famiglia povera e tuttavia, dato il suo talento subito riconosciuto da autorità e mecenati, diventava uno stimato organista e compositore in una carriera ascendente, inserito nel contesto del barocco europeo. Ma a questo punto una vocazione lo spingeva a una scelta di vita in una ripartenza: ricominciava da novizio, da studente, e a 28 anni si imbarcava per il Sudamerica [senza alcuna prospettiva 







di un ritorno] per procedere fra i nativi, fra gli indios, notati per la loro innata sensibilità per una musica tanto lontana dal loro mondo, e per diventare un missionario nell’ordine della Compagnia di Gesù, quindi completando la propria formazione con la teologia e la filosofia e le altre discipline curricolari, infine anche un didatta. Una malattia, però, lo portava alla morte poco prima di essere ordinato sacerdote.

Una riscoperta definitiva della sua importanza soltanto o soprattutto nella seconda metà del Novecento. Colpisce, anche restando nelle posizioni degli agnostici o della predisposizione per le riflessioni autocritiche e critiche, il caso di una chiamata, l’imperiosa voce interiore, e spirituale, che induce una persona a osare un ribaltamento delle proprie premesse, la rinuncia a un’Arcadia di maniera, a una carriera già avviata per cercare la propria autenticità, per la quale, 




modernissime, non mancano le formule risalenti a Socrate o, si direbbe, all’anonimato dell’umanità nella notte dei tempi a livello mondiale: sii te stesso, conosci te stesso, diventa come sei, il rifiuto dell’alienazione e della malafede.

Nelle varie contrade [soprattutto nell’antico Paraguay], negli insediamenti denominati “Riduzioni” [dal verbo spagnolo “reducir”, nel significato di “convincere” ad abbandonare il nomadismo per una vita stanziale], ossia i villaggi delle comunità organizzate secondo i criteri delle migliori utopie trans-epocali, evangelizzati con il massimo rispetto per le loro abitudini ataviche e con allegria [ripudiando ogni forma di violenza o di coercizione psicologica]. Lo si notava [dai musici missionari o dai missionari musici e dagli osservatori viaggiatori]: gli autoctoni “esprimevano la loro gioia di vivere in maniera forte e aperta, abituati per natura a confrontarsi con i suoni della foresta, la forza del vento ed il cantare degli uccelli”.


Una annotazione straordinaria nel saggio succitato, nella monografia letta da credenti e miscredenti di buona volontà globalista.

A proposito della musicalità dei cosiddetti primitivi, la cui vita restava o resta in pieno contatto con la natura, in questa recensione trascolorata, quasi nella modalità di PPP, in una “descrizione di descrizioni”, quindi in un misto di riflessione saggistica e di narrativa, veniva in mente, a un livello più leggero la straordinaria voce della peruviana Yma Sumac, diventata una star internazionale negli anni cinquanta del Novecento. Infatti, come non ricordare l’esotismo trasfigurato dei brani “el condor pasa”, “birds”, “jungla”, “gopher mambo” e tutto il resto?

E, in un’associazione di idee o di frecciate con frecce senza punta, come non mettere in dubbio la cosiddetta poesia fonetica [poi esultante con la formula “poesia sonora”] di derivazione futurista e tuttora su una breccia tradizionalmente neo-avanguardistica come sul filo di un rasoio 



o come il risvolto dell’asemic writing a sua volta ripetitiva? Pensavo: “se si trascolora nella musica… musica sia”. Ma i suoi adepti ne sarebbero stati capaci?

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Sergio Militello, “il sogno musicale di un Paradiso in Terra – Domenico Zipoli”, Libreria Editrice Vaticana, 2018 [collezione privata]

Carlo Pava, graffiti domestici, “l’elevazione di Domenico Zipoli o la sua Ricostruzione del Paradiso Terrestre”, seconda versione, 2023, cm 50x70 [collezione privata] 

tre foto di un mio libriccino, “poesia figurata”, ixidem, 2002, 250 esemplari numerati e autografati