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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Barbablù.




                          Carlo Pava Barbablù

Durante un’insonnia, la serra in abbandono piena di sterpaglie e di rovi, ripercorreva le tappe successive al trauma iniziale, e ripensandole, in un certo senso, sognava se gli balenava il significato ripetitivo di quella parte della notte, in particolare nella lingua tedesca, sperando nella stanchezza e quindi negli sbadigli quando, seduto davanti al PC, cercava di tirarla per le lunghe, a un certo punto smettendo per ricoricarsi al buio. Ne elencava i nomi più volte, prima il nome e il cognome, poi limitandosi al più spiccio del battesimo, escludendo l’avvio, un incipit nella pubertà, a parte quello, nel prosieguo una sorta di leporello nero di un Don Giovanni disilluso verso il quale spesso si provava stima e ammirazione, purtroppo con il pronome utilizzato in una generica doxa, una lista di persone ammazzate in pectore dopo una gelida constatazione alla Turandot: “non mi amava”. Calcandola sulla battuta finale del libretto di Béla Balázs, musicato da Béla Bartók: “sei bella… eri la più bella”. 


Alludendo a una ellissi fulminea, l’ellissi fondamentale nell’economia dei graphic novels, lo strangolamento immediato in una scena simile a quella memorabile di “Via col Vento”, Clark Gable [Rhett Butler] più alto di  Vivien Leigh [Rossella O'Hara], quasi in procinto di b…si [detesto tale verbo, con i suoi ottanta milioni di batteri],  per capirci: il maschio dalle buone maniere ma incastonato nella gabbia della nevrosi levigata come una lastra di marmo, diventato un materiale refrattario in una solitudine totale. Per risolverla, a nulla serviva l’abnegazione dell’istinto da crocerossina delle psicanaliste e degli psicanalisti: OK o KO, tutto purché si dimenticasse la c…zz…a del Complesso di Edipo, su cui si ipotizzava l’inserimento di una nota in calce: “una parola di facile interpretazione nella lettura corrotta della tradizione manoscritta”. Non per giustificarlo e nemmeno per sfumarne il lato neogotico in pieno XXI secolo, tutt’altro, da sé stesso si riconosceva un poco di buono senza i reati di sangue del diritto penale, una serie di svicolamenti, invece, in silenzio, un’eclissi dopo l’altra mediamente ogni dieci anni, così ricordava il periodo dell’adolescenza e quello giovanile e la maturità e infine la vecchiaia incipiente e la piena senilità. Con la barba di tre giorni, compiuto il misfatto, nella banalità della vita quotidiana, accorgendosi di fare tardi, si metteva a radersi e a docciarsi, ci teneva ad apparire in ordine anche nel vestire alla festa del Circolo, ma prima di uscire estraeva da un cassetto una scatoletta piena di chiodi e se la metteva in tasca. Dopo la musica e fra i sorrisi, un prosecco servito da un cameriere dietro la tavola degli stuzzichini, nel brusio degli intervenuti una presenza breve, incalzato dal tedio e dalle Erinni non destinate a convertirsi in Eumenidi. 









  • alcune vignette digitali estrapolate dall’antifumetto “la Banda del Colosseo”

  • una tavola di graffiti domestici del periodo 2000-2030: “l’aula di anatomia artistica”

  • Clark Gable e Vivien Leigh