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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Pulcinella e l'esistenza minacciata di Franz Mensch.

 



Carlo Pava

Pulcinella

Una specializzazione da storico la storia delle maschere italiane, non il mio caso. Qualche reminiscenza aggiornandola in modo personale per adattarla all’inaudito e all’inosservato del mondo immondo contemporaneo, la metropoli bombardata del periodo 2000-2030, alle sue macerie [ai suoi frammenti] e agli isolati tentativi di ricostruzione, campa cavallo, ostacolati perfino dagli ammiratori detrattori per pochezza d’[a…o], le mosche di Zarathustra, incancrenita dopo una vita dedita alle intermittenze del vuoto.

Nella letteratura popolaresca e gaglioffa il soggetto in penuria si arrabattava, in cerca di denaro e di cibo, non arretrando se un bivio portava nella direzione del mercato rionale e del supermarket, dove riuscire a rimediare qualcosa dai compari ambulanti, o verso lo stesso luogo incrociato per farsi regalare una merce raffinata in sottovalutazione [calcata sul sottocosto] da un principe di passaggio nella prospettiva del tentare di venderla per la beneficenza in proprio. In questa fabula un tacito lascito distogliendo lo sguardo per rispetto verso le difficoltà dell’esistenza e la loro durezza. Ma nella “tradizione del comico”, per dirla con il saggio di Nino Borsellino [Garzanti, 1989], un continuatore di Michail Bachtin dall’ottica italiana, il truffaldino non ringraziava, certo, anzi, sbeffeggiava in banda con la linguaccia vetero-fluxus reagendo con un gesto del braccio destro a V e il sinistro schiaffandolo, cose da pezzenti neo-goliardi e aspiranti parvenus. E così via carnevalizzando: sempre più diroccato nell’universo concentrazionario del XXI secolo il monumento in ricordo del Tempo Perduto di Marcel Proust e dei sopravvissuti metamorfosati, nella progettualità, in iniziatori precursori in rima.

Carlo Pava, un antifumetto in versione on line e l’estrapolazione di una vignetta a collage digitale

Carlo Pava, una tavola di “graffiti domestici”, “il volo”, s. d., cm 50x70

 

 




Carlo Pava, un antifumetto in versione on line e l’estrapolazione di una vignetta a collage digitale

Carlo Pava, una tavola di “graffiti domestici”, “il volo”, s. d., cm 50x70