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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Carlo Pava una chat in due parti dal “diario” [2012-2024]


 Carlo Pava

una chat in due parti

dal “diario” [2012-2024]

Nadia Kent [uno pseudonimo ideato da me medesimo], adombratasi in quanto non citata nella mia “commedia” [per uniformità con le omissioni di altri], ricorda "la Bella Soffioni", la ragazza con i capelli cotonati, roba adolescenziale, un genere narrativo e satirico [dai “fanciulli decaduti”], li recitava al Teatro Uomo occupato in opposizione alla chiusura, con una denominazione


provvisoria il Teatro Miele, a Milano, durante una rassegna underground, una sola serata estemporanea, quasi un blitz, per la prima volta manovravo i riflettori di scena come una musica jazz o una musica sincopata, improvvisando dopo una fulminea spiegazione tecnica e già di fronte al pubblico in sala. Tutto si risolveva in una serie di tableaux vivants ritmando e alternando la luce e il buio. Dico: “Perché non provi un nuovo allestimento del ‘poeta nel ghetto’ in coppia con un attore? Mi limiterei, come allora, a dare le indicazioni di massima per una regia anonima, per i costumi, per una scenografia spoglia e povera, per un’azione non enfatica, appena oltre un reading, ma i testi a memoria”. 


Nella stessa chat, Guido Cesarano per antifrasi: “Un ignoto autore minore: Eugenio Montale vendeva duemila copie in tutta Italia”. “E tu, molto più di me, conosci le maggiori case editrici dall'interno e le collane di poesia, da fiori all’occhiello a rami secchi”. In compenso tutti gli italiani scrivono versi: lo so bene, facevo il lettore di manoscritti alla Guanda. La rima cuore/amore era già raffinatissima”. “E ieri lo dichiaravi con solennità: pubblicare un libro di poesie è a fondo perduto, è un regalo agli autori”. “In perdita dal punto di vista economico”.  “Quindi, non si capisce come mai tantissime e tantissimi aspirino a

improvvisarsi poetesse e poeti”. “Al massimo può dare prestigio, lo pensava Arnoldo [Mondadori] quando fondò Lo Specchio”. “Continuando le riflessioni di sociologia terra terra, poi finivo cinico, un cinico irrilevante, quando, dall’inizio degli anni ottanta, nella fase ascendente subito stroncata, dichiaravo che preferivo

comprarmi una nuova camicia invece di un libro di poesie”.

Giancarlo Pavanello, “i fanciulli decaduti”, 1975 - “epigrammi scritti con una penna di pavone” [da cui era stata adattata la performance “il poeta nel ghetto”], gennaio 1976 - Carlo Pava, “commedia”, 2023 - tre tele del periodo 2000-2030, la monocroma grigia cm 50x70, le altre due [“λόγος”] cm 70x100.