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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Giancarlo Pavanello, "afonologie e graffiti domestici" a Pisa allo Studio Gennai




Giancarlo Pavanello

afonologie e graffiti domestici

Una mostra personale in una sala dello Studio Gennai, “afonologie e graffiti domestici”, via Bovio, 4 – Pisa, 16 marzo – 6 aprile 2024, inaugurazione sabato 16 marzo ore 17, cell. 3488243760 [info: studiogennai@yahoo.it].


 


Con i "graffiti domestici" a tecnica mista e nella modalità spazio-tempo cerco di esprimere una derivazione grafico-pittorica dalla temperie del periodo storico 2000-2030, con spirito critico senza riferimenti diretti o molto alla lontana alle avanguardie del Novecento [fondamentali ma da archiviare in via definitiva], anticipata dalle mie prime due mostre personali datate 1975 e 1977: “dall’art brut all’estetica socialista” e “idoglossia semantica o pseudo-asemantica”, entrambe riassumibili nella formula della singlossia, la soluzione di linguaggi differenti, verbali e visivi, in commistione.

In un’epoca di transizione verso il radicamento spontaneo o perfino l’imposizione di nuove interazioni individuali e sociopolitiche, in cui traballa quanto appariva stabile, consacrato, legiferato a livello di tradizioni e di istituzioni, o subisce i dissestamenti analoghi, sul piano metaforico, ai terremoti e ai bombardamenti, non risulta più plausibile la permanenza di scrittore e di artista in una posizione di sintonia con il passato remoto e con il XX secolo. Resta, quindi, l’incognita di una ricerca tentennante, sincopata, a frammenti, in tentativi in cui i tasselli si affastellano in ipotesi operative, in insiemi più o meno eterogenei. Ecco, quindi, le tele e i cartoni a collage definiti “graffiti domestici” [alludendo alla dimensione riflessiva nel proprio studio, a uno sguardo sul mondo restando alla finestra]. Con leggerezza ironica se l’autore perviene ad autodefinirsi “uno studente di belle arti a vita”. Una sigla non tanto peregrina, comunque, nell’urgenza di un percorso di autenticità personale ed esistenziale inserito in un contesto oggettivo. L’ossessione della mancanza di punti di riferimento collaudati, come nella situazione di un passeggiatore senza meta in una metropoli ridotta in cumuli di macerie, smarrito fra i ruderi, attento a non inciampare fra i rovi dei terreni in abbandono e le porte, le travi e gli infissi di legno pieni di chiodi arrugginiti. In termini forbiti: l’angelus novus di Paul Klee e Walter Benjamin.

La risposta a un commento: “le tue tavole sono tutte belle, vanno viste allineate su una parete come un libro dei morti dell’antico Egitto”. Non so, forse va ridefinita e aggiornata la fase dell’estetico calligrafico anni settanta-novanta e della poesia visiva di derivazione da John Heartfield [nutrendo qualche perplessità, inoltre, sulla permanenza di maniera dell’asemic writing, costituendo il logos l’essenza dell’essere, per quanto senza un fondamento, per dirla con Martin Heidegger]. Il neologismo-nonsense stesso al plurale, “afonologie” [da afonia, da disfonia], indica la volontà di comunicare e il contrario con il prefisso privativo, la pulsione del silenzio. Quindi, non punto sulla gradevolezza immediata e ovvia dell’opera, sull’artigianato decorativo, ma sull’ansia della sperimentazione nel mettere assieme le più svariate parti contrastanti, dal disegno a-tecnico e primitivo al tracciato abbastanza tradizionale e a volte delineato in senso [quasi] accademico, fino alle tante forme della grafica e della pittura, un eclettismo delimitato fra i contenuti: i graffiti domestici - definibili sincrasie verbo-visive, sincrasie astratte e/o figurate.

DADO TUTTO BIANCO n. 2, stampato in venti copie numerate, marzo 2024 – l’immagine: “il maestro del rotolo di carta di riso non disegnata”, 2011-2023, cm 50x70. Il sito personale: giancarlopavanello.com.





DADO TUTTO BIANCO n.1, stampato in venti copie numerate, marzo 2024