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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il calligramma del caffè e la transpolitica ▒ La posa del caffè e la psicanalisi 56

Giancarlo Pavanello
CAFFETTERIA DOMESTICA
dado tutto bianco, Milano 2016.

La caffetteria e il (-phi) di Franz Mensch La posa del caffè e la psicanalisi 56

La caffetteria è un po’, come disse Barthes a Alain Robbe-Grillet in occasione del colloquio di Cerisy nel giugno 1977, una “Bruma-sulla-Memoria”, un’allegoria: “Arrivando qui mi sono detto che si era attraversato un fiume della Normandia che si chiamava la riviera Memoria e che invece di chiamarsi Cerisy-la-Salle, questo luogo si chiamava Brume-sur-Mémoire. Infatti, la mia amnesia ha un carattere che non è brutalmente negativo; è una impotenza della memoria, una bruma”[i]. Franz Mensch…perché disegna[ii]? Per il calligramma del caffè: “un caffè” guida Mensch per ritrovare una tenuità del ricordo, ma senza ingrandirlo né farlo vibrare, però, quando fa l’”imprimitura”, che fa? Versa il caffè: “dai…biondina…’ndemo da Florian” e lei: “no, Giacomo, mi no che no me fido…!” 

L’anti-fumetto di Pavanello è un contro-romanzo: il punto di partenza non è il Romanzo e nemmeno uno o due romanzi come disse Roland Barthes: in questo caso, il fantasma coglierebbe il Romanzo che non è come gli altri; invece, questo, è esattamente questo, è così: niente, un caffè, una bruma di caffè? O è piuttosto quella che io chiamo la “posa del caffè”? Che non è mai nella sentimentalità, e nemmeno nel sentimento di necessità, per via dell’ingenuità del fantasma?
“Vorrei un caffè” è una grande soluzione, una ipersoluzione, per via del Sommo Bene[iii], che è melenso, e perciò dire o dipingere chi si ama, ma va là: è meglio fare un caffè, e la posa, o la macchia del caffè, scrivendolo, rendendolo la posa del calligramma, va da sé, sarebbe una pratica per lottare contro …l’aridità del cuore? Contro la struttura del Romanzo? Contro la Mistica indiana? Contro il Romanzo che ama il mondo e lo maneggia e lo abbraccia? Sarebbe perciò una effusione non sentimentale o, meglio, una limonata?
Mensch si siede sulla poltrona e fa la posa del caffè: il Florian, 1720, la prima caffetteria italiana, più antica assieme al “café Procope” di Parigi.
La bruma della fantasmizzazione,
la macchia di Lacan
Che personcina[iv] che è Franz, presto finirà a farsi il suo fantasma fin dentro un film, che so, di Tinto Brass? E magari fa la caffetteria domestica, o la posa del caffè, con quella cosiddétta politica con cui, l’anno scorso, o più in là, Brass avrebbe voluto fare un film, tanto che V.S. Gaudio, che non poteva farle fare un film, allora disse: “E allora io? Che voglio farci una Stimmung?”
Franz è come Tinto? O come Vuesse? Ha, d’accordo quel sentimento di non sentirsi bene da nessuna parte, l’imprimitura sarà dunque la sua sola Patria? E ci andrebbe a fare una capatina al Procope con quella politica con cui Tinto avrebbe voluto farci un film? Cazzo[v], mi sa che il caffè non è più quello di una volta, si sta facendo un po’ da amore-innamorato, tu pensa: Mensch che fa l’imprimitura col caffè perché vuole fare la bruma a…quella politica?
Pensateci un po’: stiamo svelando che Franz Mensch, Tinto Brass e V.S. Gaudio hanno la stessa bruma del caffè, fanno la caffetteria domestica, come l’avrebbe fatta Giacomo Casanova al Florian, così la libido non colora la cosiddétta, da Freud, “pulsione di morte”, ma la pulsione …d’amore(sic) fa il (-phi), che è un calligramma, non ci sono dubbi,per fare la bruma, la posa, del caffè al fantasma del soggetto, che è, appunto, nella lingua di Freud, Mensch, e Barthes non scrisse che la pulsione d’amore colora il romanzo?
Mensch dipinge il contro-romanzo del caffè, perbacco: vuoi vedere che con l’imprimitura ricuce le ferite del Desiderio, insomma la persona, il tipo, che è, appunto, “Mensch”,  attuerebbe una specie di grande Soluzione il cui oggetto non è il mondo intero, questo lasciamolo al Romanzo, che, se vai a vedere, quando mai fa o ha fatto, e nemmeno farà, la bruma del caffè?
La "f" in più è speculare alla triplicazione
del (-phi)? O sarebbero i tre(-phi):
Mensch, Brass e V.S.Gaudio...
tutti per la posa del caffè" per
quella della "transpolitica"?
La prima volta che V.S. si occupò di quella politica fu
quando con i pantaloni rossi era stata immortalata
in un fotogramma in cui beveva un caffè:
Una bevanda sublime!” 
Il caffè è un dono del cielo, altro che gli oggetti d’amore di Proust, Tolstoi e la mistica del (-phi) ammosciato di quella cosiddétta “parola innamorata”, la mistica monoteista, forse la “ciucculatera”[vi] della poesia lirica, senza nessun fantasma, né di poema e nemmeno di poesia[vii],Mensch, nel suo Voler-Disegnare, e nella caffetteria domestica, ha sempre il suo bell’oggetto fantasmatico. 
La prima volta che V.S.si occupò di quella politica  fu quando con i pantaloni rossi era stata immortalata in un fotogramma in cui beveva un caffè: “Una bevanda sublime!” Un fantasma di fotografia e il poeta saraceno, in quanto Mensch, cominciò a farci la posa del caffè attorno: un fantasma di scrittura, e poi, caspita, finirà col farne un oggetto letterario. Che ha, è indubbio, la stessa Forma calligrafica del calligramma di Franz Mensch, nella stessa Dimensione, che è quella dell’iconicità e dell’egocentrismo, dell’ardimento, e del romanticismo, l’umanesimo di stato, e della precipitazione, la stessa forma artificiale dell’inafferrabilità, della vanità e dell’esibizione[viii]. Fino a quel suo spessore grossolano: il fantasma, per farsi tale, è sempre nell’ordine e nel genere del grossolano, dipende dal sociale e dal politico, dall’economico anche o, meglio, dal transeconomico e dal transpolitico di Baudrillard. Ed è, in sostanza, e per questa grana così banale e volgare, un oggetto transpolitico, quella lì che le fanno la bruma del caffè Franz Mensch, Tinto Brass e, il poeta della Stimmung, la posa del caffè.
! v.s.gaudio



[i] Cfr. Roland Barthes, IL ROMANZO, in: Incontro del 9 dicembre 1978bR.B. La préparation du roman, vol. I. Notes de cours et de séminaires au Collège de France 1978-1979, Editions du Seuil, Paris 2003.
[ii] Giancarlo Pavanello, CAFFETTERIA DOMESTICA, dado tutto bianco, Milano 2016. La nota di Pavanello per V.S. Gaudio: “Con “Caffetteria domestica” sperimentavo un minimo di sequenzialità ma con una narrazione minimalista e frammentaria”. Milano, 3 dicembre 2019.
Il cinema muto al grado zero
Vs il cinema di
Tinto Brass al Florian
con quella del suo "Vorrei..."
[iii] Intende, Barthes, quello di S.Tommaso, poi anche la psicanalisi, e anche S.Agostino e Dante.
[iv] Non è riduttivo per “Mensch”, un vezzeggiativo, come sentimento di mediatizzazione, un sentimento indotto e non dichiarato. Un po’ di magnetizzazione sentimentale?
[v] L’avete notato come l’autore della posa allude al “Caspita” e al “Perbacco” che, come interiezione, è una delle accezioni di “Mensch”? Mensch, come “persona” o anche “soggetto”, è proprio lui allora il Mensch del (-phi), almeno il suo portatore? “Cazzo”, Mensch, chissà che seminario sul “tipo” ci avrebbe fatto  Lacan!
[vi] Che sarebbe la “caffettiera”.
[vii] Sempre nell’accezione di Barthes, quello dei seminari al Collège de France dal 1978 al 1980.
[viii] Forma e Dimensione sono due dei sottogruppi di cui alla griglia tipologica di Crépieux-Jamin, usata da V.S. Gaudio per la sua, cosìddetta, "Grafopoetica": Cfr. V.S. Gaudio, Introduzione a: Il POETA E IL GRAFOLOGO. Antologia degli "autografi", Ragusa 1984: pagg.5-13.