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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Freudelust ♦ 4. La forma dell'haiku nella grande stanza


Freudelust. 
Gli antisci dell’incanto nella grande stanza

Questa posa è come il desiderio di haiku, di cui agli ultimi seminari di Barthes al Collège de France: “vale a dire che desideriamo farne noi stessi=prova decisiva(d’amore): quando si desidera farli da sé; dal piacere del prodotto, si trae un desiderio di produzione”[i]; che è come il desiderio di Stimmung, e anche di Lebenswelt, che viene, quasi sottentra, al poeta saraceno. La Stimmung non è come l’ haiku: una sorta di sport nazionale in tutti gli ambiti, addirittura riferisce lo stesso Barthes che, all’epoca, in Giappone ogni domenica il giornale Asahi(L’Alba) aveva una rubrica di successi di scrittori amatoriali di haiku, presentati da tre poeti eminenti.
Pensate a una cosa fatta così in Italia: all’epoca, c’era Raboni che amministrava poeti e poesia e sistema di réclame su fogli e rotocalchi per la sua cosiddètta famiglia, come riferiva Vassalli, e allora certo che avrebbero potuto farla, con i suoi tre associati eminenti, che cosa avrebbero fatto secondo voi, se non qualche lirica della cosiddétta “poesia innamorata”? E nemmeno la Lebenswelt è come l’ haiku, figuriamoci!
Però la Stimmung ha per il poeta saraceno quella stessa sorta di incanto dell’haiku che c’era per Barthes: con l’haiku si sentiva nel Sommo Bene della scrittura- e del mondo, perché l’enigma della scrittura, la sua vita tenace, il suo desiderabile, è che non la si può mai separare dal mondo, “un po’ di scrittura separa dal mondo, molta riconduce ad esso” .
Anche se il Sommo Bene, o il gaudio, è pur sempre provvisorio, si potrebbe fare una Stimmung brevissima,attorno a una sorta di asse invisibile delle 17 sillabe, tutte per come si pone nell’immagine, in quell’immagine, la donna che, a carico di un ministero, fu dentro il desiderio di cinema di quel regista presupposto “maestro dell’erotismo”: per quella fisica costituzionale così posta, se andate a sentire tutte e 17 le sillabe che potremmo apporle, una volta che, presi i due haiku, tra molti altri, che incantavano Barthes, da essi faremo, come si vedrà,quella che viene,così come ci esce,  una Stimmung a tre righe o a 17 sillabe:
1.
Avec un taureau à bord
Un petit bateau traverse la rivière
A travers la pluie du soir
(Shiki)
2.
Un jour de brume
La grande pièce
Est déserte et calme
(Issa, Munier)[ii]
Dovrà esserci, nella Stimmung, l’indicibile, e una regione del piacere, una regione erotica dello sfiorare, sfiorare tra una forma, una frase e un corpo, un referente, la camera, dice Barthes, dal secondo haiku, o la barca, dal primo : la camera istituzionale, stando dentro alla perversità dell’haiku, l’evocazione del toro, sulla piccola imbarcazione, senza dimenticare che dal mezzopunto Marte/Mercurio di chi è nel fotogramma e così in quella stessa camera, così deserta e calma, c’è solo lei, per antisci finirebbe nel Toro, che è il segno della pace sensuale e dello sfregamento voluttuoso, che c’è nell’haiku secondo Barthes, e nel grado esattamente speculare a Lilith, che, va da sé, chi più di questo vettore è tra la perversità dell’haiku e la regione erotica dello sfiorare?
Che cosa le scriviamo adesso, addosso?
Un giorno un toro a bordo
Attraversa la grande stanza
Acqua spreme nel deserto
Che ve ne pare?
Glielo traduciamo, in memoria, anche a Roland, così che l'indicibile sia come fu per lui il sicuro incanto dell'haiku, il suo desiderio o Sommo Bene, che è provvisorio, ah, se fosse stato nel Sommo Gaudio ?
Un jour un taureau à bord
Traverse la grande pièce
Eau dans le dèsert presse
Forse  i versi di cui alla Stimmung-Twitter sfregavano l’indicibile in modo più voluttuoso[iii]?…O forse è qui che il fantasma linguistico dell'haiku, tra l'emergenza dell'immediato assoluto e il desiderio immediato, anche in tutta l'estensione della grande pièce, si materializza con la co-presenza del (-phi) del visionatore ?


[i] Roland Barthes, Il desiderio di haiku, in Incontro del 13 gennaio 1979, R.B. La préparation du roman, I. Notes de cours et séminaires au Collège de France 1978-1980, Editions du Seuil 2003; trad. It. Edizioni Mimesis 2010.
[ii] Si trovano entrambi nel primo paragrafo dell’Incontro del 13 gennaio, titolato “Incanto dell’haiku”.
[iii] Cfr.  Freudelust.Il desiderio di V.S.Gaudio, pingapa 2016/03.