Freudelust.
Gli antisci dell’incanto nella grande stanza
Questa posa è come il desiderio di haiku, di cui agli ultimi
seminari di Barthes al Collège de France: “vale a dire che desideriamo farne
noi stessi=prova decisiva(d’amore): quando si desidera farli da sé; dal piacere
del prodotto, si trae un desiderio di produzione”[i];
che è come il desiderio di Stimmung,
e anche di Lebenswelt, che viene,
quasi sottentra, al poeta saraceno. La Stimmung
non è come l’ haiku: una sorta di sport nazionale in tutti gli ambiti,
addirittura riferisce lo stesso Barthes che, all’epoca, in Giappone ogni
domenica il giornale Asahi(L’Alba)
aveva una rubrica di successi di scrittori amatoriali di haiku, presentati da
tre poeti eminenti.
Pensate a una cosa
fatta così in Italia: all’epoca, c’era Raboni che amministrava poeti e poesia e
sistema di réclame su fogli e rotocalchi per la sua cosiddètta famiglia, come
riferiva Vassalli, e allora certo che avrebbero potuto farla, con i suoi tre
associati eminenti, che cosa avrebbero fatto secondo voi, se non qualche lirica
della cosiddétta “poesia innamorata”? E nemmeno la Lebenswelt è come l’ haiku, figuriamoci!
Però la Stimmung ha per il poeta saraceno quella
stessa sorta di incanto dell’haiku
che c’era per Barthes: con l’haiku si sentiva nel Sommo Bene della scrittura- e
del mondo, perché l’enigma della scrittura, la sua vita tenace, il suo
desiderabile, è che non la si può mai separare dal mondo, “un po’ di scrittura
separa dal mondo, molta riconduce ad esso” .
Anche se il Sommo Bene, o il gaudio, è pur sempre
provvisorio, si potrebbe fare una Stimmung
brevissima,attorno a una sorta di asse invisibile delle 17 sillabe, tutte per
come si pone nell’immagine, in quell’immagine, la donna che, a carico di un
ministero, fu dentro il desiderio di cinema di quel regista presupposto “maestro
dell’erotismo”: per quella fisica costituzionale così posta, se andate a
sentire tutte e 17 le sillabe che potremmo apporle, una volta che, presi i due
haiku, tra molti altri, che incantavano Barthes, da essi faremo, come si vedrà,quella che viene,così come ci esce, una Stimmung a tre righe o a 17 sillabe:
1.
Avec un taureau à bord
Un petit bateau traverse
la rivière
A travers la pluie du soir
(Shiki)
2.
Un jour de brume
La grande pièce
Est déserte et calme
Dovrà esserci, nella Stimmung, l’indicibile, e una regione del
piacere, una regione erotica dello sfiorare,
sfiorare tra una forma, una frase e
un corpo, un referente, la camera, dice Barthes, dal secondo haiku, o la barca,
dal primo : la camera istituzionale, stando dentro alla perversità dell’haiku, l’evocazione del
toro, sulla piccola imbarcazione, senza dimenticare che dal mezzopunto Marte/Mercurio di chi è nel fotogramma e
così in quella stessa camera, così deserta e calma, c’è solo lei, per antisci
finirebbe nel Toro, che è il segno della pace sensuale e dello sfregamento voluttuoso, che c’è nell’haiku
secondo Barthes, e nel grado esattamente speculare a Lilith, che, va da sé, chi più di questo vettore è tra la perversità dell’haiku e la regione erotica dello sfiorare?
Che cosa le scriviamo adesso, addosso?
Un
giorno un toro a bordo
Attraversa
la grande stanza
Acqua spreme nel deserto
Che ve ne pare?
Glielo traduciamo, in memoria, anche a Roland, così che l'indicibile sia come fu per lui il sicuro incanto dell'haiku, il suo desiderio o Sommo Bene, che è provvisorio, ah, se fosse stato nel Sommo Gaudio ?
Un jour un taureau à bord
Traverse la grande pièce
Eau dans le dèsert presse
Forse i
versi di cui alla Stimmung-Twitter
sfregavano l’indicibile in modo più
voluttuoso[iii]?…O forse è qui che il fantasma linguistico dell'haiku, tra l'emergenza dell'immediato assoluto e il desiderio immediato, anche in tutta l'estensione della grande pièce, si materializza con la co-presenza del (-phi) del visionatore ?
[i] Roland Barthes, Il desiderio di haiku, in Incontro del 13 gennaio 1979, R.B. La préparation du roman, I. Notes de cours et séminaires au Collège de
France 1978-1980, Editions du Seuil 2003; trad. It. Edizioni Mimesis 2010.
[ii] Si
trovano entrambi nel primo paragrafo dell’
Incontro
del 13 gennaio, titolato “
Incanto
dell’haiku”.