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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

L'immediatico "Marcuzzi" ⤑ La posa del caffè 59

Proiezione ebertiniana sul  « Marcuzzi » di cui allafoto di Fabrizio Ferri : tre punti nodali


La posa del caffè e la psicanalisi 59
L’immediatico “Marcuzzi”

Di fronte al pericolo di una totale mancanza di peso, di una insostenibile leggerezza dell’essere, scrisse Baudrillard[i], di una promiscuità universale, di una linearità dei processi che ci trascinano nel vuoto, queste bufere improvvise che chiamiamo catastrofi sono davvero ciò che ci preserva dalla catastrofe? Queste anomalie, queste eccentricità ricreano delle zone di gravitazione e di densità contro la dispersione. Insomma, tutti i sottosistemi, anche quello infrastrutturale?,  pare che secernano così la loro forma di parte maledetta, sul modello di quelle tribù che purgavano la loro eccedenza di popolazione per mezzo di un suicidio oceanico- suicidio omeopatico di alcuni che preservava l’equilibrio omeostatico dell’insieme. Così la catastrofe può rivelarsi essere una strategia ben temperata della specie, o piuttosto si può dire che i nostri virus, i nostri fenomeni estremi, aggiunse Baudrillard[ii], reali certo ma localizzati, permetterebbero di mantenere intatta l’energia della catastrofe virtuale, motore di tutti i nostri processi, in economia come in politica, a patto che l’una e l’altra siano effettivamente tali, come in arte e in storia.
Il peggio che dobbiamo all’epidemia, al contagio, alla reazione a catena, alla proliferazione, è la metastasi del cancro e la virulenza in campo biologico, e il rumore della cosiddetta informazione del cosiddetto stato. Ma in fondo tutto questo fa parte anche di un meglio,perché il processo di reazione a catena è un processo immorale, al di là del bene e del male, e reversibile. E così vengono superati i limiti del senso e si procede per contagio immediato, secondo le leggi della pura immanenza delle cose.
Vista da lontano, io, ad esempio, non riesco a spiegarmi  il contagio miracoloso delle forme, espressive e somatiche, di Alessia Marcuzzi, sono disperato, come può essere disperata la sociologia e l’estetica, e forse anche la morfologia costituzionale: tutto ciò che fa economia della mediazione è fonte di godimento? Lascia un semplice segno, non quello che vedono tutti, in modo banale, immediatico, virale, insensato, e il poeta-visionatore sembra che vada dall’uno all’altro – un segno, abbiamo detto, e l’altro quale sarebbe?- senza passare dallo stesso: e lo stesso potrebbe semplicemente essere quella fotografia di Fabrizio Ferri in cui è immobilizzato il tergo di quella Marcuzzi, quella del cosiddettoMarcuzzi[iii].
Nella poesia, ancora Baudrillard: si va da un segno all’altro senza passare per il riferimento[iv]. Quindi, il poeta-visionatore va da quel punto-allora all’altro, un semplice apparire nella visione del poeta per venticinque secondi  anche tre lustri fa, attraversa il tempo, elide le distanze, gli spazi intermedi, e provoca questa ubriacatura dell’oggetto “a” del poeta? Così è andata da un segno all’altro, e non è passata dallo stesso, e il poeta-visionatore, a cui gli passa al meridiano♃⟙♈, in quel determinato tempo così formattato, la rigode nel suo piacere singolare dello stesso di allora?
La differenza tra la foto e l’haiku è nella loro prossimità, nel senso di prossimità che hanno: tutto è dato tutto d’un tratto l’haiku non si può sviluppare, la foto neanche, il piacere singolare invece sì: così si passa da un segno all’altro, senza passare dallo stesso ma per continuarlo. 
La forma breve, l’è stato della foto e dell’haiku[v], o l’immagine di passaggio all’improvviso carpita anche dalla tv, è piena, satura di dettagli inevitabili per l’immaginario e la pulsione “hy[vi] dell’attante e “e[vii] del visionatore: tutto lavora nella stessa immagine. Si tratta allora della co-presenza, un legame istantaneo e tuttavia separato, che ipertrofizza il dettaglio, non c’è istanza di verità, e nemmeno qualcosa che venga ingrandito, il Marcuzzi allorail tergo e il segno successivola bocca vs wurstel hanno una taglia esatta, non saltano nel simbolo, siamo nell’omometria, eguaglianza di misura tra l’apparire e il visto. 
Come può essere? 
E’ la visione, parziale, fulminante, veloce, del tale e quale, niente di speciale, nello Zen è il Wu-shi: precisamente così, non è proprio questo ma è esattamente questo, una donazione folle di senso. La naturalità del Wu-shi così goduto , essendo una omometria tra =senso donato 🆚 goduto, è quella che è: un modo immorale che ostacola la voglia di interpretare, dissertare seriamente del senso delle cose.


[i] Cfr. Jean Baudrillard, Profilassi e virulenza, in: Idem, La Trasparenza del Male, trad.it.Sugarcoedizioni, Milano 1991.
[ii] Ibidem.
[iii] V.S. Gaudio, Il Marcuzzi, “Zeta”n.76 , Campanotto editore, Udine :marzo 2006. Online, è in gaudia 2.0/2012/08.
[iv] Ibidem
[v] Cfr. Roland Barthes, TILT. Incontro del 24 febbraio 1979, in: Idem, La preparazione del romanzo. Corsi e seminari al Collège de France, 1978-1980, vol.I, Edizions du Seuil 2003.
[vi] Nell’analisi funzionale del destino di Leopold Szondi, la pulsione hy è quella della tendenza all’esibizionismo sfrontato e afferisce, va da sé, al fattore morale, essendo connessa al vettore P, quello della pulsione parossismale, di sorpresa, una pulsione del comportamento etico-morale.Cfr. Leopold Szondi, La teoria pulsionale, in: Idem, Introduction à l’analyse du destin, Editions Nauwelaerts, Louvain 1972.
[vii] La pulsione e , sempre connessa allo steso vettore P, e alla pulsione di sorpresa, è quella dell’erotismo uretrale e del fattore dell’ethos, del poeta camminatore con desideri morbosi, spasmodici ed esplosivi. .Cfr. Leopold Szondi, La teoria pulsionale, in: Idem, Introduction à l’analyse du destin, Editions Nauwelaerts, Louvain 1972.



Il « Marcuzzi » di cui alla foto di Fabrizio Ferri in bn